Lockdown, buttate l'algoritmo nel cestino: Conte toglie le libertà personali con una formula matematica
Conte toglie le libertà personali con una formula matematica che nessuno riesce a capire
C'è una indicazione speciale che deve essere stata inserita dal governo nell'algoritmo che determina la gravità delle chiusure territoriali stabilite da Giuseppe Conte: una regione rossa non può diventare rossa. Sembra un gioco di parole, ma non lo è: le poche regioni che sono governate dal Pd (e quindi sono rosse) miracolosamente si sono salvate dal lockdown rigido previsto nelle “zone rosse” anche se alla vigilia tutto faceva presagire il contrario.
Guardate voi la Campania: è proprio da lì che è partito l'allarme per la seconda ondata del virus, perché il suo governatore, Vincenzo De Luca, visti i dati dei contagi e quelli delle persone sintomatiche che avevano bisogno di cure ospedaliere, ha chiuso gran parte della Regione e le scuole di ogni ordine e grado più e prima di tutti. Avremmo immaginato che proprio quel territorio, da cui provenivano immagini drammatiche sulla gente prigioniera di ambulanze che non trovavano i ricoveri, sarebbe stata ieri non solo fra le Regioni rosse, ma rosso porpora: più rossa di tutte. Invece no, giallina pallido come se il solo fatto di avere una giunta rossa terrorizzasse così il virus da costringerlo a cambiare aria a gambe levate.
Ovviamente non è così. Ieri il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha svelato di avere ricevuto una telefonata stupita del suo collega che guida Napoli, Luigi De Magistris: “Ma come voi in zona rossa e noi in gialla con l'emergenza che stiamo vivendo qui?”. E infatti il primo a non ringraziare del dono fattogli dal governo è stato De Luca, che ieri ha rifirmato le sue ordinanze che chiudono tutte le scuole come non avviene nemmeno in Lombardia e nelle altre zone rosse. Può anche essere che a De Luca si sia voluto fare un dispetto per fargli pagare le piazzate contro il governo delle settimane precedenti: mettendolo in zona gialla lui sembra un cerbero che punisce senza alcuna motivazione i concittadini, gridando a una emergenza che invece non esisterebbe.
Il fatto è che De Luca ha tutte le ragioni del mondo, e le aveva anche quando sosteneva che i contagi erano amplificati dalla scuola irritando il ministro Lucia Azzolina che con la sua testardaggine ha messo le ali alla seconda ondata del virus. C'è da pensare quindi che sulla Campania l'Istituto superiore di sanità abbia preso una bella cantonata, e che l'algoritmo con cui si valutano 21 indicatori del contagio sia un altro aggeggio da rottamare il primo giorno di vita come Immuni, perché è una cianfrusaglia. Se ha sbagliato in Campania, chissà quali cantonate ha preso su regioni punite incomprensibilmente come la Calabria (rossa) o la Sicilia (arancione) e pure su Regioni salvate miracolosamente con il giallo come la Campania e il Lazio che non è meno in emergenza sanitaria. E' chiaro che qualsiasi cosa sia quell'algoritmo, è fatto male. E fa danni.
Un governo di un paese democratico però non si nasconde dietro a un algoritmo come fosse un social network. Va bene che questo non l'ha eletto mai nessuno, ma c'è un limite al sopruso e alla prevaricazione della buona fede degli italiani che non dovrebbe essere superato. Nemmeno nei più tetri romanzi di fantascienza si era immaginato di togliere libertà personali e costituzionali seguendo quel che dice un algoritmo. La gravissima privazione della libertà di movimento e di impresa degli italiani, i precetti del “è consentito/ non è consentito” che si arroga l'esecutivo come in un regime dittatoriale sono così eccezionali e pericolosi da richiedere che ci metta tutta la faccia e la responsabilità chi ci governa, da Conte a tutti i ministri.
Già era poco sopportabile che motivassero i loro atti con “il comitato tecnico scientifico” organismo che non ha alcun senso in una democrazia. Dovrebbe fare le sue analisi, consegnarle al governo che prende le sue decisioni senza scaricarle su di loro. Per altro appena abbiamo letto con fatica i verbali delle loro riunioni, si è scoperto che non erano loro a prendere decisioni che da Conte o dai ministri venivano scaricate su quelle spalle. Anzi, spesso dicevano l'opposto. Tanto da essere stati assai prudenti o addirittura critici sulle scelte fatte dall'esecutivo su scuola e trasporti. Ma non bastano più “gli scienziati”, oggi si è fatto un salto oscuro in più verso l'abisso della democrazia: l'algoritmo. Un mostro, che è pure fallace e menzognero perché preparato in fretta e furia con pozione magica più segreta della ricetta della Coca Cola e sentenze che come stiamo vedendo fanno acqua da tutte le parti.
Non si può chiudere l'Italia a capocchia con un comitato di dotti, medici e sapienti e un algoritmo. Questo dpcm va cambiato in fretta, non può cedere a una banale ordinanza del ministro della Salute la privazione delle libertà personali e costituzionali e l'algoritmo va buttato il prima possibile nel cestino della spazzatura. Se il governo non se ne rende conto, spero che fermi questa barbarie il Quirinale, cui è affidata la protezione della Costituzione e delle sue garanzie ai cittadini.