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Ecco il piano di Conte per far digerire a tutti il lockdown. E c'è già una data

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In Francia hanno tenuto aperte le scuole ma hanno chiuso i negozi, in qualche modo bisogna decidere: è il ragionamento fatto dal ministro della Salute Roberto Speranza, secondo quanto riferiscono partecipanti all’incontro che si è tenuto questa sera alla presenza del premier Giuseppe Conte e dei capi delegazione di maggioranza, ad evidenziare la preoccupazione e i dubbi del governo su come agire per fronteggiare il diffondersi del contagio del virus.

Sul tavolo l’ipotesi di una maggiore stretta per quanto riguarda la scuola. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, sempre secondo quanto si apprende, ha espresso tutte le perplessità per le mosse di quei governatori che, in maniera autonoma, hanno deciso di chiudere. L’esponente M5s ha di nuovo portato i dati secondo i quali negli edifici scolastici non si registrerebbero particolari focolai. Il presidente del Consiglio Conte avrebbe concordato sull’importanza di permettere agli studenti di continuare le lezioni anche in presenza, ma l’ipotesi di maggiori misure restrittive - magari attraverso un provvedimento dei ministeri interessati - non è da escludere. L''exit strategy’ potrebbe essere quella di una norma nazionale che porti tutti gli studenti italiani nelle scuole superiori a continuare la loro attività da remoto. Il premier sta valutando. In ogni caso, sempre secondo quanto si apprende, avrebbe rimarcato la legittimità dei governatori a poter agire con regole più stringenti. Legittimità sancita anche dall’ultimo Dpcm. Italia viva, con le ministre Bonetti e Bellanova, è sulla stessa lunghezza d’onda della ministra Azzolina. La richiesta del partito di Renzi è quella di lasciare aperte le scuole ma la decisione in merito arriverà solo domani quando si terrà una nuova riunione a palazzo Chigi. Al momento comunque non è previsto alcun Dpcm nel weekend.

Il presidente del Consiglio frena su un lockdown generalizzato, vorrebbe aspettare - riferiscono più fonti - perlomeno qualche giorno. Sia per vedere gli effetti degli ultimi provvedimenti, sia per cercare - qualora la curva del contagio dovesse risalire ulteriormente nei prossimi giorni - una larga condivisione in Parlamento e nel Paese su uno scenario di chiusura, anche se più soft rispetto a quella di marzo. Il piano è quello di attendere, se sarà possibile, eventualmente anche una settimana. Anche l’ala rigorista dell’esecutivo frena su una stretta nelle prossime ore, si sarebbe detta d’accordo sulla possibilità di andare nella direzione indicata da Conte. Per ora, quindi, sono le regioni a muoversi. È chiaro, però, che se le strutture sanitarie dovessero andare ancora più in difficoltà e il numero dei contagiati aumentare, non è esclusa un’accelerazione, con conseguente norma nazionale. Al momento l’orientamento è comunque quello di attendere ancora, con l’auspicio che la curva del contagio si raffreddi.

Il quadro è quindi in evoluzione. Il 4 novembre sono previste le comunicazioni del presidente del Consiglio Conte alle Camere. L’ipotesi è che la decisione del governo su una ulteriore stretta possa arrivare proprio per quella data, qualora la curva del contagio non dovesse rallentare, anche se l’auspicio del premier è di avere ancora qualche giorno in più per valutare gli effetti dell’ultimo Dpcm. Gli scienziati e lo stesso ministro Speranza premono affinché ulteriori decisioni non arrivino troppo tardi. Il cosiddetto ’scenario 4’ evidenziato dai virologi porterebbe ad una stretta su tutto il territorio nazionale lasciando - perlomeno questa dovrebbe essere la prospettiva sempre qualora la curva dovesse salire ulteriormente - ancora aperti soltanto i cosiddetti ’servizi essenziali'. Si tratterebbe quindi di intervenire con una norma generale ma nel governo non si esclude ancora di agire attraverso zone rosse o con lockdown regionali e limitando gli spostamenti tra regioni. 

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