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L'autogol del libro del ministro Speranza: "Controlliamo i contagi", ma pensano al lockdown

Francesco Storace
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Il “libro sparito” del ministro Roberto Speranza va letto una pagina del giorno. Perché è il racconto un po’ avventato – più per colpa di Conte che del responsabile del dicastero della salute – di una gestione della lotta al coronavirus affidata molto all’improvvisazione.

Probabilmente a uno come Roberto Speranza si potrebbe anche dare la figlia come sposa, con quella sua posa da brava persona; ma andiamoci piano come scrittore, perché è quantomeno intempestivo nel parlare di sé o del suo governo. E si capisce il motivo per cui “Perché guariremo” non si trovi in libreria. Non per esaurimento delle copie, bensì per la scarsa convenienza a far leggere pagine di propaganda abbastanza eccentriche, diciamo.

Il capolavoro letterario del ministro raggiunge vette sublimi quando racconta del “paese disarmato”, l’arrivo della pandemia e le misure adottate. Con ritardo.

Scrive Speranza qualche mese fa e pentendosene probabilmente oggi: “L'Italia, il "paese disarmato" ha piegato la curva del contagio con le sue scelte coraggiose”. E già qui verrebbe da chiedergli “ma sei sicuro?”.

Di più, perché decide di attribuire un po’ per uno il “merito”: ad esempio c’è stata “la fondamentale collaborazione dei cittadini”: eppure, ci stanno trattando come dei bambini che fanno i capricci, ci impongono la mascherina che non sembra aver ridotto i contagi, ci vogliono tutti dentro casa alle 18. In America e Brasile danno la colpa della crescita del virus ai “governi sovranisti”; da noi sotto accusa finiscono i comportamenti di un popolo che si pretenderebbe di controllare persino dentro casa; e il ministro scrive che c’è stata la “collaborazione”. Scrive libri e non legge i Dpcm…

Altri meriti Speranza li spende per “il lavoro della struttura commissariale” di Domenico Arcuri, quella che ha fatto i bandi per le terapie intensive ad ottobre anziché a maggio, e tributa un bell’applauso persino al “serio gioco di squadra di tutto il governo”. Il lettore non rida pensando alla Azzolina o alla De Micheli.

Mica finisce qui, perché la pagina 136 dedicata al “paese disarmato”, ci spiega che l’Italia “non aveva una filiera propria di produzione delle mascherine, adesso non dipende più dalle importazioni dalla Cina. Adesso c'è una produzione italiana privata” – che sarebbe la solita anche se non è vero che dalla Cina non dipendiamo più - e “a settembre – maledetta illusione… -  saremo l'unico paese al mondo che, con la riapertura delle scuole, consegna a ogni studente, agli insegnanti e a tutto il personale 11 milioni di mascherine chirurgiche al giorno”. Roba da non credere ai nostri occhi.

Ovviamente, “il paese ha sostanzialmente raddoppiato in pochi mesi il numero di terapie intensive che aveva realizzato nei lunghi anni della sua storia”. Che non è vero, però la frase serve a Speranza a dire che “siamo in grado di tenere meglio sotto controllo l'andamento dei contagi”: e allora perché minacciate un lockdown al giorno? Glielo ha spiegato al premier? Chi sbaglia tra presidente del consiglio e ministro della salute, visti i continui allarmi ossessivamente lanciati da Palazzo Chigi?

Per ora, qui ci fermiamo nella lettura quotidiana dell’opera del ministro. E ci sentiamo di avanzare una riflessione. Ma davvero c’era bisogno dell’impegno del titolare della salute nella stesura di un manuale di propaganda sulle azioni del governo? Non contestiamo l’impegno letterario, e anzi se Speranza lo ha scritto nelle ore notturne applaudiamo anche noi. Ma leggere elogi all’azione di governo in questi momenti di enorme tensione sociale dovuta proprio alla superficialità delle misure dell’esecutivo e allo spettacolo delle file per i tamponi è qualcosa che non mette certamente di buonumore.

Anziché “Perché guariremo” avrebbe fatto meglio a scrivere “Ecco perché non è andato tutto bene”… Conviene una ristampa riveduta e corretta. Sennò è Coronaraptus.

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