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Niente show, le Regioni ammutoliscono Conte

Benedetto Antonelli
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Giuseppe Conte avrebbe voluto firmare e illustrare il nuovo dpcm già ieri sera. Ma non ha potuto mandare in scena il solito show televisivo a cui gli italiani sono ormai abituati. È stato costretto a rinviarlo a causa delle tensioni nella maggioranza e su pressione delle Regioni fortemente contrarie ad alcune delle restrizioni inserite nel decreto.

Partiamo proprio dalle Regioni, che dopo la riunione con il ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia, hanno inviato al governo una lettera in cui chiedono numerosi passi indietro. Per prima cosa, il governatore della Regione Emilia Romagna, nonché presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, chiede di inserire nel provvedimento l’impegno a riconoscere ristori adeguati ai settori più colpiti dalla stretta anti-Covid. I governatori, tra le varie cose, chiedono anche di ripensare le chiusure previste per bar e ristoranti, di non chiudere gli impianti sciistici e di sottoporre a tampone solo i sintomatici e i conviventi di chi ha il virus. Per quanto riguarda la scuola, nella missiva è richiesta «l’estensione della didattica a distanza al 100% (e non al 75% come vorrebbe il governo, ndr) per le scuole secondarie superiori e per le università». Poi, «al fine di rendere sostenibile il lavoro delle Asl - si legge nella lettera - si dovrebbero destinare i tamponi (molecolari o antigenici) solo ai sintomatici e ai contatti stretti (familiari e conviventi)». Inoltre, per i ristoranti la richiesta è quella di «prevedere l’orario di chiusura alle ore 23, con il solo servizio al tavolo (e non alle 18, ndr)», mentre per i bar «alle 20 ad eccezione degli esercizi che possono garantire il servizio al tavolo». Non solo, i governatori vorrebbero anche «eliminare l’obbligo di chiusura domenicale». Le Regioni propongono anche la chiusura nei fine settimana dei centri commerciali, con eccezione di alimentari e farmacie.

 

Infine, la lettera pone «all’attenzione del  governo, la necessità di valutare le chiusure relative a palestre, piscine, centri sportivi, cinema e teatri», anche tenendo conto dei dati epidemiologici.
Gli screzi, però, non mancano nemmeno nella maggioranza, con Italia Viva fortemente contraria allo stop alle 18 dei ristoranti. C’è chi propone l’orario delle 20, ma al momento la norma dovrebbe essere confermata. La proposta è quella di allungare l’orario fino alle 23, come chiedono pure i governatori.
Ai capigruppo della maggioranza e dell’opposizione, Conte non ha nascosto le preoccupazioni per la risalita dei contagi. Dobbiamo intervenire in fretta - questo il ragionamento del premier - l’indice di contagio è superiore all’1,5%. Se non agiamo adesso rischiamo che la situazione a novembre sia fuori controllo. Da qui l’accelerazione che ha portato all’incontro nel primo pomeriggio con i capi delegazione del governo, con il ministro Bellanova che ha ribadito la contrarietà di Italia Viva sulla serrata prevista per i locali e si è detta contraria al coprifuoco.

C’è poi l’aspetto della durata delle nuove norme, che potrebbero restare valide fino al 24 novembre. Per quanto riguarda le attività che verranno penalizzate dal dpcm è previsto probabilmente già lunedì il ristoro con un apposito decreto. Il premier verrà in Parlamento, probabilmente già martedì, ad illustrare le misure. Ieri mattina, nel corso dell’assemblea nazionale della Cna, ha cercato di tranquillizzare proprio sul tema degli indennizzi, assicurando che saranno «più efficaci e rapidi, per offrire ristoro agli operatori economici in difficoltà». E ha aggiunto: «Le prossime settimane si preannunciano molto complesse. Non abbassiamo la guardia».
 

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