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Lockdown a tempo, scuola, trasporti: cosa ci sarà nel nuovo Dpcm di Conte

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Dario Martini
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Il premier Conte è sotto assedio e non vuole ancora chiudere tutto: «Dobbiamo evitare un lockdown generalizzato», dice convinto. Ma le Regioni si muovono più velocemente di lui, tra coprifuoco che spuntano un po’ ovunque e la Campania che si prepara proprio all’imminente lockdown. Così il capo dell’esecutivo si sarebbe convinto ad emanare un nuovo dpcm che contenga nuove restrizioni per cercare di frenare la curva dei contagi e di scongiurare che la situazione sfugga di mano negli ospedali.

 

Il nuovo decreto del presidente del Consiglio potrebbe vedere la luce già entro domani. Si pensa ad una stretta ulteriore sugli spostamenti e il coprifuoco generalizzato in tutte le regioni. C’è chi vorrebbe l’orario di chiusura dalle 18 o dalle 21, salvaguardando solo scuola e lavoro, mentre alcuni ministri vorrebbero il limite delle 23 o delle 24, come stabilito già da diversi governatori.

 

L’ala più rigorista spinge anche per la chiusura di alcune attività considerate non essenziali dove sarebbe più alto il rischio di contagio, come palestre, parrucchieri e centri estetici che l’ultimo dpcm aveva graziato. Nel mirino anche la partecipazione del pubblico agli eventi. Si valuta anche il divieto di spostamento tra regioni che gli italiani hanno già vissuto a marzo e aprile. Tra i settori su cui si pensa di intervenire c’è anche la scuola, in particolare su quelle di secondo grado dove si vorrebbe imporre la didattica a distanza. Lockdown temporanei potrebbero essere autorizzati anche nelle «metropoli», dove si registra l’impennata maggiore nei contagi.

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, assicura che saranno «adottate tutte le misure economiche necessarie a sostenere i settori che avranno delle conseguenze negative e tutti coloro che risentono dell’impatto economico del coronavirus». Intanto, in cento tra professori universitari e scienziati scrivono al premier e al presidente della Repubblica affinché siano adottate «misure drastiche nei prossimi due, tre giorni». E l’Istituto superiore di sanità arriva a raccomandare di non uscire di casa: «È fondamentale che la popolazione rimanga a casa quando possibile e riduca tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie». Il campanello d’allarme, spiega l’Iss, è l’indice di trasmissibilità Rt che ha raggiunto il fatidico livello di 1,5 nella settimana tra il 12 e il 18 ottobre.

Restio a replicare la situazione drastica di marzo e aprile, anche Conte alla fine si sarebbe convinto della necessità di una nuova stretta più vigorosa. Per questo nel pomeriggio di ieri ha incontrato il commissario all’emergenza Domenico Arcuri. A preoccupare è soprattutto il dato delle terapie intensive, il numero dei contagi in alcune regioni e, soprattutto, nelle grandi città. Ma il premier deve fronteggiare anche le spinte contrapposte che si riscontrano all’interno dell’esecutivo. Italia viva - e ieri il ministro dell’Agricoltura e capo delegazione di Iv Bellanova lo ha ripetuto in un’intervista all’Huffington Post - è contraria ad un eccessivo inasprimento. Ma l’esecutivo non può rischiare di continuare ad essere scavalcato dai governatori, con il Partito democratico che chiede a Conte di accelerare i tempi e di «chiudere subito». L’obiettivo sarebbe quello di chiedere altri pesanti sacrifici fino all’Immacolata, «per salvare almeno il Natale».

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