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Perché siamo ridotti così? Paragone stana Arcuri: smetta di nascondersi

Gianluigi Paragone
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Parla l’infettivologo, e va bene. Parlano il virologo, lo scienziato, il ricercatore, e va bene. Ma Domenico Arcuri, il super commissario, non parla mai? Non ci dice mai a che diavolo serva? Forse una conferenza stampa settimanale servirebbe, non fosse altro per garantire la trasparenza a fronte di tante deleghe eccezionali. E anche perché il suo stipendio è pagato dai cittadini!

Invece niente, silenzio, mutismo, invisibilità. Che lui si nasconda (per la vergogna) si può comprendere, ma che i giornalisti - quelli specializzati negli inseguimenti, nelle inchieste, nelle domande ininterrotte, quelli con telecamere e telefonini sempre accesi anche quando sembrano spenti - dove sono? Possibile che non riescano a trovarlo? Oppure l’uomo è al centro di relazioni che coinvolgono tutti, anche certi editori che producono mascherine?

 

Se i contagi crescono è possibile interrogare coloro che da mesi e mesi detengono i pieni poteri derivanti dallo stato di emergenza, coloro che fanno inutili dpcm a valanga? Perché non rispondono mai?

Stiamo assistendo a uno squallido scaricabarile sui cittadini, a una colpevolizzazione dei comportamenti come se fossero bambinetti da bacchettare e rieducare. Ecco, io mi sono rotto di questa presunzione, per colpa della quale avremo un aggravamento della situazione economica.

Ci hanno abbuffati di comitati tecnico-scientifici, di task force, di Colao Meravigliao, di Villa Pamphili, di proroghe sullo stato di emergenza, di dpcm e alla fine la colpa è del comportamento sociale degli adolescenti, delle famiglie, dei gestori delle palestre o dei ristoratori: ma tutti i «superqualchecosa» - Arcuri in testa - non rispondono mai?

Perché loro si possono schermare dietro silenzi e segreti buoni solo a nascondere le loro assolute incompetenze? Parlano di soldi, di manovre, di bonus, ma alle persone non arrivano che briciole.

Non ci voleva il genio della lampada per capire che i tagli al trasporto pubblico avrebbero presentato il conto: possibile che nessuno abbia pensato che se non ci sono abbastanza treni locali, autobus, metro, tram, questi si riempiono come sempre si sono riempiti?

 

Invece di far fare le mascherine, Fca non poteva essere coinvolta per potenziare il parco autobus o van? I tassisti stanno facendo la fame, non si potevano fare accordi coperti dallo Stato?

Il presidente della Camera Roberto Fico si faceva fotografare sull’autobus per dimostrare quanto fosse cittadino normale, bene ci vada adesso a prendere l’autobus! La ministra De Micheli si vada a fare un giro sui treni locali così da capire come gira la vita reale. Il ministro dello Sfinimento Economico Patuanelli dopo che ha dato i nostri soldi ad Alitalia vada a vedere in che condizioni si viaggia sulla tratta Milano/Roma nelle ore di massima intensità.

E il presidente Conte, quello che saliva al Colle in taxi, provi a fare un giro nelle metropolitane. Nei Palazzi parlano di distanze, di igienizzanti e mascherine, come nel mondo perfetto delle vetrine dove gli abiti sui manichini stanno che è una bellezza; la quotidianità però è diversa e nessuno ha voglia di saltare una corsa perché il mezzo è pieno: tanto quello successivo - quando arriverà - sarà pieno uguale.

Ecco perché non ho più voglia di sentire il Galli di turno dirmi le stesse cose da mesi. Io voglio le risposte da parte di chi non ha saputo prendere le decisioni. Voglio un Arcuri parlante oltre che incassante. Se siamo in queste condizioni la colpa è di un presidente del Consiglio molle, indeciso, temporeggiatore. Di un governo «salvo intese», che si regge sul tradimento ideologico. E sull’ipocrisia dei tecnici messi come foglia di fico.

I cittadini hanno rispettato molto, più dei signorotti politici; basta gettare loro la croce. La colpa è solo di questo governo inetto. Che ci porterà al lockdown per la sua profonda inettitudine.
 

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