Inchiesta 49 milioni, arriva la superperizia che scagiona la Lega
Una superperizia che scagiona la Lega piomba sull'inchiesta che indaga sui presunti fondi occulti e sui famosi 49 milioni del partito di via Bellerio. «Non esiste una contabilità occulta della Lega, non esistono fondi neri, non ci sono conti all’estero». Lo afferma Giulio Centemero, tesoriere della Lega, in un’intervista al quotidiano Il Giornale evidenziando inoltre che «sui giornali questa settimana abbiamo letto di cento segnalazioni all’autorità giudiziaria di operazioni sospette compiute dalla Lega. Bene, fra le cento operazioni su cui l’Antiriciclaggio della Banca d’Italia ipotizza chissà quali crimini c’è persino il bonifico bimestrale da 100mila euro che parte da Banca Intesa e va a finire sul Fondo unico della giustizia». La rata dei 49 milioni da restituire: «Esatto. Mi sembra una situazione paradossale, a meno di non voler immaginare che noi smistiamo direttamente nelle casse della Procura di Genova i nostri fantomatici fondi neri».
«I 49 milioni sono stati spesi, come ha sempre detto Matteo Salvini, per mantenere la Lega. Nessuna cospirazione. Nessun intrigo. Nessun giro strano all’estero. - continua Centemero - è in arrivo una superperizia che abbiamo affidato ad una delle big four per ricostruire tutta la contabilità della Lega fra il 2010 e il 2017, quando ci sono stati i primi sequestri: sarà pronta fra poche settimane e sarà, nei limiti del possibile, esauriente. Tenga presente che Salvini è arrivato a dicembre 2013, io sono tesoriere dal settembre 2014. A quell’epoca era già arrivata anche l’ultima tranche dei rimborsi elettorali del triennio 2008-2010, insomma i famosi 49 milioni. E in cassa era rimasto poco o niente».
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«La perizia smonta analiticamente la leggenda del tesoro portato in Lussemburgo o chissà dove. Faccio anche notare un modesto dettaglio. Quando Lusi ha portato via il tesoro della Margherita il partito è stato accreditato come vittima, nel caso di Belsito la Lega è stata dipinta come complice».
Socio in alcune società con i due commercialisti, Manzoni e Di Rubba, arrestati per le oblique vicende della Lombardia Film Commission? «Con loro, peraltro professionisti stimati, ho un rapporto di amicizia. Sono stato, nel passato, amministratore di una società che avrebbe dovuto occuparsi di marketing e invece è rimasta sempre inattiva. Viva solo sulla carta. - spiega Centemero - Sono socio al 2 per cento del loro studio professionale. A differenza di Manzoni, Di Rubba è laureato in economia ma non è commercialista. L’Ordine di Bergamo non voleva una società fra professionisti in cui uno solo dei due fosse commercialista. Erano vicini alla
Lega e il sottoscritto, laureato in economia e commercialista, ha dato loro una mano. Ma non ho mai incassato dividendi né emesso fatture». Francesco Barachetti? «Lo dipingono come un’altra pedina di un sistema obliquo di relazioni, ma la verità è molto più terra terra. È un idraulico a capo di un’impresa seria e affidabile che sa fare un po' di tutto. Barachetti e i suoi operai stanno ristrutturando pezzo a pezzo via Bellerio. Insomma, lui è un fornitore e io lo pago. - conclude Centemero - Se poi con quei soldi si compra la villa in Sardegna, come ho visto in un servizio televisivo, sono fatti suoi. Ripeto: lavora per noi e noi lo paghiamo. Non ci sono fatture gonfiate o, peggio, inesistenti».