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Governo di irresponsabili. Sul covid Conte e Arcuri non ne azzeccano una

Franco Bechis
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La seconda ondata del virus è evidentemente arrivata ben più veloce dei banchi di Domenico Arcuri che ancora mancano nella maggioranza assoluta degli istituti scolastici (e dove sono arrivati c’è da gridare per i pasticci combinati, perfino nella scuola frequentata dal figlio di Giuseppe Conte cui hanno consegnato tavolini da bar e sedie incompatibili). È arrivata ed era ampiamente attesa e vaticinata da premier, ministri ed esperti. Eppure esattamente come la prima volta e come è accaduto alla riapertura della scuola il governo e tutte le autorità si sono fatte cogliere impreparate. A febbraio nessuno aveva pensato di fare gli acquisti necessari di mascherine, camici, guanti, respiratori e tutto quel che serviva almeno negli ospedali e nei centri medici per affrontare la pandemia. Non solo: i pochi dispositivi medici esistenti sono stati regalati alla Cina, e prima o poi bisognerà mettere alla sbarra chi ha preso quelle decisioni sciagurate. Ma almeno speravamo che quella esperienza negativa sarebbe stata di lezione a chi aveva mostrato tanta irresponsabilità. 

E invece no. Ancora una volta l’Italia si fa cogliere impreparata dal virus. La rete ospedaliera e delle terapie intensive che a febbraio e marzo aveva barcollato paurosamente e che sia Conte che il ministro della Salute, Roberto Speranza, avevano assicurato di rafforzare, è oggi la stessa che andò in tilt all'epoca. Irresponsabilmente si sono date per fatte cose che sono ancora tutte da realizzare. Il 19 maggio scorso un decreto del governo aveva stanziato 1,413 miliardi di euro per finanziarie piani di riorganizzazione della rete ospedaliera e la costruzione di nuovi posti sicuri e non provvisori per le terapie intensive. Il governo aveva chiesto i progetti alle regioni, che in due settimane li avevano inviati tanto che Speranza li aveva approvati il 29 maggio con una circolare sui «Piani di riorganizzazione della Sanità». E da quel giorno? Nulla.

Solo il 2 ottobre scorso abbiamo avuto la conferma della totale irresponsabilità dell’esecutivo Conte leggendo a firma del commissario straordinario Arcuri il bando pubblicato «in massima urgenza» e diviso in 21 lotti per ciascuna Regione e provincia autonoma «per l’affidamento di lavori, servizi di ingegneria ed architettura e altri servizi tecnici al fine dell'attuazione dei piani di riorganizzazione della rete ospedaliera nazionale». Capito? In pieno inizio della seconda ondata siamo ancora al giorno zero delle nuove terapie intensive: fino a metà mese gli operatori potranno chiedere chiarimenti e poi la gara procederà sì in urgenza e come sempre lasciando ogni decisione arbitrariamente ad Arcuri della cui santità siamo tutti certi (ma qualche regola ogni tanto...). Anche correndo il bando deve cercare progettisti e architetti che disegnino sia quelle terapie intensive che i percorsi di ingresso e uscita da quei luoghi necessari. Se il virus dovesse marciare esponenzialmente con la velocità mostrata in queste settimane, saremmo fritti e con il sistema sanitario nazionale per la seconda volta in tilt. Una irresponsabilità da processo di Norimberga, altro che baloccarsi con la propaganda sugli «oh» di ammirazione che all’estero avrebbero per la gestione della pandemia in Italia. 

Per altro siccome Arcuri non si capisce bene cosa faccia dal mattino alla sera arrivando sempre con mesi di ritardo su qualsiasi missione gli si affidi, il 29 settembre ha pubblicato un altro bando che per lo meno doveva essere preparato a inizio estate per avere a disposizione test rapidi sul coronavirus necessari come il pane per non paralizzare la vita produttiva del paese (e fra l’altro anche la scuola). Solo adesso il commissario straordinario che dorme come un ghiro la maggiore parte dei suoi giorni di mandato si è infatti accorto che servono almeno 5 milioni di test rapidi «su tampone nasofaringeo o campione salivare», avvertendo le imprese della possibilità di numeri ben più alti «nel caso che, nel corso dell’emergenza epidemiologica in atto, si verifichi l'urgente necessità di somministrare ulteriori test rapidi». 

Stessa irresponsabilità è stata mostrata – e qui c’entrano anche le Regioni- sull’approvvigionamento dei vaccini anti-influenzali. Per mesi si è detto che era fondamentale vaccinare tutti almeno per aiutare il sistema sanitario a distinguere fra sintomi di un virus e quelli dell’altro. Annunciata la partenza anticipata della campagna vaccinale al 15 settembre anche per questo motivo. Ma non è partita da nessuna parte e ora tutti hanno una sola certezza: vaccini per tutti non ci sono, e dopo avere protetto i soggetti a rischio lavoratori e studenti non potranno averlo perché in farmacia non ci sono dotazioni utili a soddisfare la domanda. Irresponsabili.

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