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Mezzo governo fuorilegge: 134 familiari di ministri e sottosegretari non hanno fornito i dati sullo stato patrimoniale

Fosca Bincher
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Mezzo governo o quasi è fuori legge. E non una legge qualsiasi, ma una legge bandiera di M5s e Pd, i due principali soci dell'esecutivo guidato da Giuseppe Conte: quella sul conflitto di interessi. Vorrebbero farne una nuova, ma intanto non rispettano manco i piccoli obblighi previsti da quella in vigore. L'amara sorpresa viene dalla nuova relazione semestrale dell'autorità Antitrust (Agcm) sul conflitto di interessi appena inviata alle due Camere: ben 134 familiari dei 68 ministri e sottosegretari attualmente in carica (premier compreso) si sono rifiutati di inviare all'autorità nonostante numerosi solleciti le proprie dichiarazioni patrimoniali che per legge invece sono “dovute”.

Non sono elencati i nomi dei nuclei familiari che hanno violato la legge, perché la loro privacy è garantita dall'autorità. Come peraltro è garantite per i 174 familiari di ministri e sottosegretari che invece hanno ottemperato all'obbligo di legge trasmettendo tutti i propri dati patrimoniali: possesso di immobili, quote di partecipazioni in società, cariche ricoperte, beni mobili posseduti a titolo di investimento. Non un particolare in questi mesi è sfuggito alle strette maglie dell'antitrust, non una fuga di notizie è capitata come per altro era accaduto anche con precedenti governi: proprio per questo non si comprende perché il 44% dei familiari obbligati a svelare il proprio patrimonio abbia sfidato la legge pur di tenerlo segreto. Che hanno da nascondere?

Solo una settimana fa il reggente del Movimento 5 stelle Vito Crimi con tono imperioso annunciava la prossima presentazione di una legge severissima sul conflitto di interessi: ecco, magari nel frattempo potrebbe darsi da fare per fare rispettare almeno ai suoi se non proprio agli alleati la legge che c'è ed è in vigore. Non è il caso personale dello stesso Crimi, che la dichiarazione patrimoniale l'ha presentata come parlamentare, stesso obbligo assolto dalla compagna deputata del M5s, Paola Carinelli. Ma proprio questo caso indica perché sia importante non violare la legge su questo punto. La Carinelli infatti assolvendo l'obbligo, denuncia la titolarità di una quota rilevante di due aziende, una delle quali è quella fondata dalla sua famiglia, la Biochim srl (che controlla totalmente anche la Coslab tecnologia cosmetica srl). E' una azienda importante del settore cosmetico specializzata in prodotti naturali e con l'emergenza Covid ha iniziato a produrre anche gel per le mani che potrebbe servire come il pane anche alla pubblica amministrazione. Ai fini del possibile conflitto di interesse (che non c'è al momento) quindi questa è una informazione importante.

Avendo smontato negli ultimi anni numerose leggi che imponevano trasparenza nelle dichiarazioni patrimoniali e nei finanziamenti della politica, molti obblighi sono saltati. I familiari di parlamentari e ministri quindi possono rifiutare la pubblicazione on line delle loro dichiarazioni, ma non possono farlo invece nei confronti dell'antitrust. Il motivo è facile da intuire: un ministro potrebbe essere in palese conflitto di interesse con la sua funzione, ma nascondere la cosa intestando magari la quota di una società o di uno studio professionale alla moglie o ai figli. Il conflitto sarebbe identico a prima, ma se si schermano queste dichiarazioni l'autorità antitrust non sarebbe in grado di intervenire per farlo rimuovere. E' assai grave dunque quella opacità sui propri patrimoni scelta da ben 134 familiari dei membri del governo in carica.

Nella sua relazione proprio grazie alla trasparenza mostrata, l'Agcm assolve uno di quei nuclei familiari: quello composto dal viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri e dalla sua consorte. Sulla coppia era stato adombrato il conflitto di interessi accusando la signora di essere agente di una impresa assegnataria di una commessa ospedaliera romana per la fornitura di mascherine per ventilazione non invasiva. A inchiesta terminata l'autorità ha accertato che non esisteva alcun conflitto di interesse, sia perché la commessa era antecedente la data dell'incarico di Sileri, sia perché le verifiche sul ruolo della moglie “hanno dato esito negativo: non è iscritta alò registro delle imprese in qualità di agente né di rappresentante, ed è risultata essere titolare di un rapporto di lavoro subordinato disciplinato dal contratto collettivo nazionale di lavoro del commercio, con un inquadramento che non prevede lo svolgimento delle mansioni di informatore/promotore”.  

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