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La figuraccia di Crimi: convoca i parlamentari, poi non si presenta per paura dei fischi

Il capo reggente dei grillini teme le contestazioni e decide di disertare l'assise che ha organizzato

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Vito Crimi si conferma capace di imprese straordinarie. Prima convoca un'assemblea di parlamentari per discutere dell'esito nefasto delle Regionali, poi valuta di non presentarsi per evitare contestazioni.

D'altronde si preannuncia un’assemblea «infuocata», anche se non quella decisiva. Nel M5S gli stracci volano da mesi, ma l’ennesimo tonfo alle Regionali ha acuito ancor di più le tensioni interne. Sempre più forte è il pressing dei gruppi parlamentari su Vito Crimi, affinché indichi una data per gli Stati generali del movimento. «Basta temporeggiare - è il refrain - dobbiamo celebrarli entro ottobre».

Alessandro Di Battista è sul piede di guerra. Negli ultimi giorni poi più solida - in questa direzione - è diventata l’asse tra Luigi Di Maio, Roberto Fico, Stefano Patuanelli, Alfonso Bonafede e Paola Taverna. «Tutte le anime forti del Movimento concordano sul fatto che gli stati generali vadano fatti il prima possibile», viene riferito. Secondo i più ottimisti il capo politico potrebbe già domani nominare un organo - composto da cinque o sei persone - che dovrebbe accompagnare agli Stati generali, una sorta di comitato organizzatore. Crimi, però, sia pur strattonato da più parti, non intende accelerare troppo un percorso che, secondo l’interpretazione che fa del suo mandato, deve essere il più collegiale possibile. Tanto è che, con ogni probabilità, domani non sarà presente alla congiunta dei gruppi. All’ordine del giorno ci sono gli stati generali, è vero, ma la riunione è stata convocata dai capigruppo e rientra nelle normali dinamiche parlamentari. Saranno quindi Davide Crippa e Gianluca Perilli a riferirgli «l’orientamento dell’assemblea» o eventuali proposte di merito.

«La data ci sarà, ormai è questione di giorni - è il ragionamento - ma il percorso va stabilito sentendo non solo deputati e senatori, ma anche gli altri portavoce (i regionali spingono per partecipare) o magari gli iscritti (con un voto sulla discutissima piattaforma Rousseau?) Crimi potrebbe, in questo senso, fare il punto nei prossimi giorni con Giancarlo Cancelleri e Roberta Lombardi, membri insieme a lui del Comitato d’appello. "Vanno fatti alcuni passaggi - viene riferito - nessuna intenzione di rinviare o perdere tempo, ma la convinzione di non dover decidere in modo unilaterale".

I gruppi parlamentari, in ogni caso, restano a un passo dall’esplosione. Per alcuni il rischio scissione si fa sempre più concreto e anche chi tenta di minimizzare, in realtà, non fa che fotografare una situazione molto complicata, per il M5S - certo - ma anche per il Governo. "In verità è tutto collegato al Mes - viene riferito - Un gruppo di 30 parlamentari non lo voterebbe e il rischio è una fuoriuscita".

Nel movimento, poi, pesa anche il rapporto che si è venuto a creare con gli alleati e in particolare con il Pd. Se Beppe Grillo, viene riferito, si è detto "contento" delle ultime uscite pubbliche di Luigi Di Maio sul fronte alleanze, diversi deputati e senatori (’dibattistianì in testa ma non solo) lamentano un M5S "schiacciato" dai Dem e ormai "orfano" di battaglie identitarie da portare avanti. "Certo, c’è la riduzione delle indennità - è il ragionamento - ma mancano nuove bandiere".

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