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Governo, dopo le elezioni regionali barricate contro il rimpasto. Conte accerchiato fa il bullo

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"I commentatori politici mi descrivevano in bilico fino a ieri, ma non mi sono mai considerato in bilico. Oggi mi descrivono come inamovibile, ma io non mi sento inamovibile". Dopo 24 ore di silenzio, Giuseppe Conte festeggia il risultato delle elezioni parlando con i giornalisti, a margine di un evento a Roma. Ma se il 3 a a 3 alle Regionali e il plebiscito del Sì al referendum hanno consolidato l'esecutivo proteggendolo dalle spallate del centrodestra, hanno anche rafforzato le voci di rimpasto all'indomani di un risultato che vede crescere il Pd, primo partito in questa tornata.

Fibrillazioni che il premier vuole stoppare: "Non avverto esigenza di rimpasto. Sono contento della squadra di governo, è una squadra coesa. In una situazione emergenziale tutti i ministri hanno lavorato con grande impegno, sono soddisfatto". E aggiunge: "Non mi sembra che il Pd ponga il problema del rimpasto, pone un problema di rilancio". Dai Dem, in effetti, è lo stesso Zingaretti a consegnare il pallone a Conte: "La scelta spetta al presidente del Consiglio - spiega, parlando al Nazareno - noi sosterremo questo governo fino a che farà cose. La squadra che le farà non è compito nostro e non è neanche all'ordine del giorno". Le parole del segretario Dem hanno un peso specifico notevole, perché è proprio il suo nome che circola, in un ipotetico rimaneggiamento del team, come vice di Conte. "Se lo vorrà fare assolutamente sì", apre il leader di Italia Viva Matteo Renzi che però non scommette sul rimpasto. "Se poi il premier vorrà - aggiunge - ci troverà pronti". Zingaretti, da parte sua, non ha intenzione di lasciare la Regione Lazio e ribadisce che "non c'è nessuna rivendicazione di nessun posto". Diverso il discorso per altri esponenti Dem in lizza per un eventuale sostituzione di ministri M5s considerati 'deboli'.

L'ipotesi del rimpasto, tuttavia, non piace al premier. Conte vuole andare avanti compatto per non mostrare segni di cedimento che possano pesare sul dialogo con l'Europa. Il Governo, ribadisce, ha "il dovere e la responsabilità di elaborare i progetti per il Recovery Fund e su questo deve esser giudicato", perché altrimenti "il Governo dovrà andare a casa con ignominia: avremo sprecato opportunità storica". E se un 'punto' nella maggioranza potrebbe esserci già questa settimana, visto che bisogna anche chiudere la nota di aggiornamento al Def, il Pd ha già dettato la sua lista delle priorità: Riforme, recovery fund e sanità. "Crediamo sia opportuno che il ministro Speranza presenti un piano della nuova sanità italiana" incalza Zingaretti secondo cui "per poter costruire il migliore sistema sanitario del mondo, si utilizzi il finanziamento del Mes". L'argomento è oggetto di uno scontro con i pentastellati sempre più difficile da rimandare, anche se Conte ribadisce che è "un problema successivo", perché prima bisogna elaborare un piano sugli investimenti nella sanità, rafforzare la telemedicina, dopodiché andremo a vedere quanto costa questo piano. Dire sì Mes o no Mes è una questione pregiudiziale". Sul tavolo per i Dem anche la riforma dei decreti sicurezza: "Al primo Cdm utile si può procedere", passa all'incasso Zingaretti che chiede di rilanciare l'agenda di governo mettendo "in fila" le priorità". Appello raccolto dal premier: "E' il momento di riprendere il discorso, e lo porteremo subito a compimento".

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