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Il Pd censura le statue. Monumenti coperti per non offendere l'Islam

Francesco Storace
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La vergogna è compiuta: il Parlamento, con un voto antinazionale, rinuncia al patrimonio artistico e culturale dell’Italia. Solo con un governo Pd-Cinque stelle si poteva concludere la resa dell’identità all’Islam e chissà perché neppure ce ne meravigliamo più. La Camera, dopo il Senato, ha approvato la «Convenzione di Faro». In pratica, siamo pronti a cancellare ogni traccia di identità e tradizione per non disturbare lo sguardo altrui. 

Chi ha dimenticato quella brutta pagina che caratterizzò la stagione di Renzi premier mentre si velavano i nostri monumenti durante la visita del premier iraniano Rouhani in Italia? Ha detto ieri a Montecitorio Andrea Delmastro, deputato di Fratelli d‘Italia: «Ci spaventa se a governare il processo della Convenzione di Faro c'è quella sinistra che quando arrivava Rouhani in Italia riteneva, per non offenderlo, di coprire i nudi capitolini: invece, noi riteniamo che Rouhani, se viene in visita all'Italia, deve vedere i nudi capitolini, perché il Rinascimento, la nudità, le carni sono nella carne della nostra Costituzione culturale».

 

Siamo alla sottomissione. L’atto approvato dal Parlamento arriva a censurare la nostra arte se altri se ne sentono offesi. I monumenti in Italia ci pensa il Parlamento ad abbatterli. Onorevoli black matters... Chissà se mentre la maggioranza votata l’abominio qualcuno dei suoi deputati rifletteva su quello che stava facendo in danno della Nazione italiana.

E mai come in questo caso le norme valgono come alibi per il disastro culturale. Si arriva a sancire all’articolo che «limitazioni all'esercizio del patrimonio culturale» sono necessarie «in una società democratica per il rispetto del diritto altrui». Che cosa potrà esserci di peggio di fronte ad una concezione così negativa del diritto all’espressione culturale nella sua più alta forma artistica? 

I Black Lives Matter usano le mazze contro i monumenti. Dalle nostre parti «armiamo» le convenzioni per abbattere il nostro patrimonio culturale. 

La Convenzione di Faro arriva persino a definire procedure di conciliazione per gestire i casi di «offesa monumentalistica»; ovvero, il patrimonio culturale italiano dovrà essere assoggettato ad una sorta di mediazione con la «controparte». È la negazione di ogni traccia di identità autonoma e nazionale.

Poi, e qui Delmastro – ma anche Vittorio Sgarbi e il deputato leghista Paolo Formentini – ha lasciato agli atti parlamentari la previsione sul pericolo rappresentato dall’articolo 16: esso introduce il temibilissimo meccanismo di monitoraggio sulla puntuale applicazione della Convenzione, ovverosia ci sarà qualcuno che sorveglierà l'Italia sul fatto che effettivamente limiti l'esercizio della fruizione del patrimonio artistico e culturale qualora esso offenda qualche altra comunità. A proposito di sovranità.

Ma chi ha il diritto di sentirsi fuori posto per i nostri monumenti? Chi viene in Italia davvero può pretendere di stabilire che sia la nostra arte ad essere fuori posto anziché lui?

Esempio: come si farà mai con l'affresco di Giovanni da Modena nella basilica di San Petronio a Bologna, laddove Maometto è raffigurato all'inferno? Con quali soggetti occorrerà “mediare” per non cancellare opere di straordinario valore?

Una sorta di polizia culturale dovrà regolare la libera fruizione del nostro patrimonio. È il velo dell'estremismo islamista che cala su Occidente ed Europa. E l’Italia è china nel subire come sempre.
 

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