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Caos scuola, Di Maio, Arcuri & co ci risparmino l'ennesima presa in giro. Almeno sui nostri figli basta bugie

Gianluigi Paragone
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Alla presa per i fondelli c’è un limite. E Di Maio con tutta la banda dei Cinquestelle l’ha abbondantemente superata. «Lasciamo i bambini fuori dalla battaglia politica», dice Giggino fresco di gavettone in quel di San Giorgio a Cremano. Lo ha detto per esorcizzare le foto dei bambini inginocchiati in classe e quindi per difendere l’indifendibile Azzolina. «I bambini fuori dalla competizione elettorale» sono l’ultimo tentativo di auto-assoluzione di un ministro degli esteri che i bambini li usò eccome a metà luglio per smentire un accordo politico col Pd, che infatti arrivò puntuale pochissime settimane dopo come primo atto di un innamoramento progressivo. In quel 19 luglio il Partito democratico diventava il «partito di Bibbiano» che «toglie i bambini alle famiglie con l’elettroshock» allo scopo di «venderli». Alla faccia del bicarbonato di sodio, come avrebbe detto Totò.

I bambini di Di Maio sono, dicevamo, l’ultimo pezzo di una presa in giro che rischia di diventare l’inizio di un equivoco politico pericoloso: opacità, coperture e non solo gaffe di una giovane «classe dirigente». La scuola ha riaperto i battenti sommando i peccati degli ultimi decenni al post Covid, la cui gestione sta avvenendo sempre più al buio e in difetto di quella trasparenza tanto cara ai Cinquestelle (oggi in lite tra di loro proprio sulla trasparenza dei pagamenti e delle restituzioni).

«Abbiamo distribuito 94,4 milioni di mascherine e 400mila litri di gel igienizzante», ha risposto il super commissario Mimmo Arcuri a Repubblica. Aggiungendo: «Entro fine ottobre, cioè in due mesi, consegneremo 2,4 milioni di nuovi banchi». Numeri che tuttavia non si possono verificare perché la trasparenza del governo Conte vale come l’inchiostro simpatico, dopo poco spariscono. I dati sulla gestione dell’emergenza Covid difettano di trasparenza, sono coperti dall’arroganza di questo esecutivo monopolista della Cosa Pubblica che blocca la pubblicazione delle informazioni fondamentali.

Dunque, chi ha vinto queste gare d’appalto? Con quali modalità? Chi ha prodotto queste mascherine? Da dove arrivano i nuovi banchi? Quali economie stiamo sostenendo? Quali gruppi stanno incassando i soldi stanziati? Stiamo parlando di una montagna di soldi pubblici sui quali è impossibile fare il cane da guardia!

Il governo e la sua maggioranza per quanto ancora giocheranno con l’emergenza per non dire la verità circa le gare d’appalto? Siamo ancora alle panzane stile Bibbiano? Siamo alla modalità «secret» con cui la Azzolina non consente la ostensione delle prove del concorso cui ella partecipò? Siamo sempre ai penultimatum imbarazzanti e complici sulla revoca delle concessioni autostradali tolte ai Benetton? Siamo ancora alle restituzioni fantasma date ai risparmiatori fregati dalle banche che Giggino Di Maio cataloga come risultato del governo? Bugie, bugie, bugie.

La fotografia dei bambini in ginocchio coi relativi tentativi dei grillini di spacciarla come foto fake (altra figuraccia) vale come immagine di una situazione paradossale. La scuola poteva essere il luogo - se programmata per tempo - per fare ripartire l’economia reale delle nostre aziende, quelle impegnate nel settore arredamento come quelle che scommettono sulla sfida delle igienizzazioni tecnologiche che «ripuliscono» gli ambienti con cicli di bonifica.

La segretezza delle informazioni che impattano sull’economia reale ingigantiscono le opacità sulle mascherine pagate a peso d’oro o aziende con un solo dipendente ingaggiate per fornire 180mila banchi e tanto altro al vaglio di alcune procure italiane. Conte, il Pd, il M5S non sono immuni da situazioni che cominciano a male odorare: gli italiani vogliono sapere a chi stanno dando i nostri soldi. Lo vogliamo sapere adesso per capire a chi finirà la montagna (?) di soldi che arriva dall’Europa attraverso il Recovery.

Trasparenza e onestà, cari grillini, se ancora vi ricordate cosa significhino queste due parole. Oltre il silenzio può iniziare la malafede.

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