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Il giorno dello sciacallo. La passerella di Conte e Zingaretti ai funerali di Willy

Ignorate le richieste di riservatezza: farsi belli è più importante che rispettare il dolore della famiglia

Francesco Storace
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Il giorno dello sciacallo. Che si traveste di tristezza mentre nell’animo resta cinico. No, lo Stato non c’entrava nulla ai funerali di Willy, come tutti ormai chiamiamo quel povero ragazzo massacrato di botte a Colleferro. Semmai la Nazione, che per quella creatura ha sofferto e pianto.

 

Lo Stato, nel caso, sono stati quei carabinieri che hanno sbattuto in galera gli assassini, un pugno di delinquenti che hanno decretato la morte di un piccolo eroe di 21 anni. Una violenza bestiale che ormai si ripete sempre più spesso, ma che stavolta si è deciso di caratterizzare politicamente. Cinicamente, appunto. Giuseppe Conte si è presentato a Paliano, al funerale, dopo una telefonata ai genitori della vittima. Pochi minuti prima la famiglia aveva chiesto «riservatezza». Ed è stata davvero inusuale la presenza del premier, che ha evitato tante altre simili tragedie che si moltiplicano nel nostro Paese. Per farsi notare, ha indossato anche lui la camicia bianca, come Nicola Zingaretti, come Luciana Lamorgese. Contrito, contriti. Salvo poi mettersi a parlare con i giornalisti. Perché doveva far sapere che il governo «invoca pene severe». Ma no? E proprio ieri doveva dirlo, anziché restare in silenzio? Se questa era l’intenzione di Conte, poteva farsi tranquillamente accompagnare da Alessia Morani, la sottosegretaria del suo governo con la delega allo sciacallaggio.

La presenza del presidente del Consiglio e dei suoi compari di maggioranza e di governo ha sovrastato il dolore sincero di un popolo, che per quel ragazzino ha versato lacrime sincere. Ieri non era davvero la giornata in cui servivano codazzi e autoblu, sirene e scorte. Bastava l’umile e bellissimo sentimento espresso dal papà di Willy: «Se mio figlio ha salvato una vita non è morto invano». Come in una favola. Rovinata nell’anima dal presidente del Consiglio che ha bisogno di apparire (quando serve a lui). Purtroppo, la politica si è dimostrata molto piccola di fronte alla tragedia di Colleferro. Insensibile. Violenta. Parole in libertà, intolleranza incredibile. Da sinistra soprattutto, da certi cattivi maestri, il tutto per attirare in trappola una destra trasformata in complice dei carnefici. Una vergogna. E la presenza di Conte ai funerali è servita a suggellare una odiosa campagna propagandistica. Dividere e unire. Criminalizzare. Odiare.

 

Poi quell’altro, Nicola Zingaretti, che per giustificare la propria presenza al lutto e all’evento ripete da giorni che la Regione pagherà le spese legali alla famiglia di Willy. Non si rende conto, il governatore, quanto è brutta questa insistenza nel ricordare che spenderà soldi non suoi? E ancora, pappagallare che intitolerà a Willy un istituto alberghiero… Dillo, ribadiscilo, fra un mese e non mentre i cristiani si comunicano inginocchiandosi a Nostro Signore. Lo faccia e basta senza bisogno di comunicarlo al mondo intero. Ci vuole il senso del limite, senza per forza dover dare ogni giorno prova della propria esistenza in vita mentre una creatura la perde in quella maniera barbara. Hanno polemizzato con gli avversari politici persino su un omicidio efferato e ora fingono la preghiera, il ricordo, le lacrime mentre speculano di fronte a taccuini e telecamere dei giornalisti. 

 

Sì, è stata una passerella da sciacalli. Alla quale non è mancata persino l’apparizione di un Grande Coatto, Er Brasile, che sembrava voler passare come una specie di caposcorta della ministra dell’Interno. In tutto questo ovviamente non c’entra la famiglia di Willy, che certo non poteva rifiutare la presenza del premier e degli onorevoli al seguito. Ci mancherebbe, chi consola il dolore merita il benvenuto. Ma il giudizio su una sceneggiata resta tutto intero e meritatamente negativo. Perché il presidente del Consiglio ha dato l’idea di voler maramaldeggiare su un delitto che i suoi sodali hanno colorato politicamente avvilendo e sfidando gran parte della comunità nazionale. È lo stesso premier che a Bergamo si presentò di notte. Aveva paura delle contestazioni. Ieri no: perché qualcuno aveva preparato il terreno a suon di polemiche contro «le destre». È questa la politica vergognosa di cui occorre disfarsi. Perché un ragazzo ammazzato a 21 anni avrebbe meritato rispetto per il dolore di tutti. Invece c’è stato chi ne ha approfittato in maniera disgustosa. 

Riposa in pace, Willy, almeno tu. E la fede consoli la tua bella famiglia. Che gli sciacalli dimenticheranno presto.

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