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Il suocero imbarazza Conte. Ora il premier litiga pure in famiglia

L'imprenditore Cesare Paladino, padre di Olivia, fa ricorso contro il Fisco. In ballo 15,4 milioni

Franco Bechis
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Non gli bastavano i litigi continui che spesso fanno ballare in Parlamento la sua maggioranza di governo. No, al povero premier Giuseppe Conte ora tocca litigare pure in famiglia, sia pure in quella acquisita grazie alla avvenente fidanzata Olivia Paladino. Il suocero, Cesare Paladino, ha infatti incrociato virtualmente la spada con l’Agenzia delle Entrate controllata dal ministero dell’Economia. 

 

In ballo ci sono 15,4 milioni di euro di cartelle esattoriali, che facevano parte dei circa 27 milioni di cartelle di società del gruppo per cui era stata chiesta l'adesione alla rottamazione ter varata proprio dal governo Conte. Tutte le domande avanzate dalle società della famiglia Paladino (Agricola Monastero Santo Stefano Vecchio, Sicuri, Archimede immobiliare, Agricola Andromeda, Sorelle Fontana Alta Moda, società Colle Rao, Uneal) sono state accolte dal fisco nonostante in passato ci siano state parecchie disavventure del gruppo, che in alcuni casi non aveva onorato le rate di precedenti rottamazioni.

 

Il suocero di Conte per altro aveva anche patteggiato una condanna penale per evasione fiscale per non avere versato al comune di Roma quasi 2 milioni di tassa di soggiorno dovuta con la gestione dell'Hotel Plaza. Ma la rottamazione è stata ovunque concessa. Solo che i Paladino sembrano incontentabili, e non hanno gradito affatto il trattamento ricevuto dalla Immobiliare di Roma splendido srl, che è proprio la società proprietaria delle mura del Plaza (la cui gestione è invece di Uneal dello stesso gruppo). Il motivo è semplice: l'Agenzia delle Entrate ha concesso di pagare i 15.459.713 euro di cartelle esattoriali pendenti in 10 rate anziché nelle 18 che erano state richieste nella domanda avanzata. Ed è un bel problema, perché ogni singola rata vale quasi il doppio di quel che era stato preventivato, e le società dei Paladino non sono in grado di versare quelle rate taglia extralarge senza rischiare di mandare in crisi seria tutto il gruppo. E allora cosa ha fatto l'Immobiliare Roma Splendido il cui presidente è appunto il suocero di Conte? Ha pagato la prima rata prevista quando al governo c'era ancora Matteo Salvini “per non perdere i benefici legati all'adesione della c.d. Rottamazione ter stessa”, nel luglio 2019. Ma -scrive nella nota integrativa al bilancio- “ha poi volontariamente non pagato la seconda rata di novembre 2019”, perché il 7 agosto 2019 aveva notificato all'Agenzia delle Entrate un ricorso chiedendo anche la sospensione delle rate. Ma fino a un mese fa la contesa non aveva ancora trovato soluzione. E qualche imbarazzo ovviamente la situazione lo provoca. Perché in realtà la società che sta litigando con il fisco che per anni non aveva pagato e ora con il ricorso continua a non pagare, è di proprietà diretta e indiretta della Agricola Monastero Santo Stefano Vecchio, il cui 47,5% del capitale è detenuto proprio dalla fidanzata di Conte, Olivia (una quota identica è della sorella e il restante 5% del fratellastro). Quindi se l'Agenzia delle Entrate- cioè il governo- rivede il provvedimento di rateizzazione concedendo le 18 rate richieste invece delle 10 previste nella sua decisione originaria, il beneficio economico andrebbe in gran parte alla fidanzata del presidente del Consiglio e qualcuno potrebbe sollevare un problema di conflitto di interesse.

 

Per tamponare i problemi che questa situazione provoca in tutte le società del gruppo Paladino si è fatto ricorso a tutto quello che era possibile. Due transazioni con banche creditrici come Ubi banca e Unicredit e gli aiuti contenuti nei decreti Covid 19 per alleggerire almeno i costi operativi. L'immobiliare Roma Splendido ha chiesto così la cassa integrazione in deroga per il 100% del proprio personale. E quella Agricola monastero Santo Stefano Vecchio posseduta anche dalla fidanzata di Conte ha chiesto la cassa in deroga per il 90% dei propri dipendenti. Ma l'aiuto principale è venuto dalla Archimede immobiliare, una società controllata a valle. Che è riuscita prima a incassare un milione di euro di caparra, e poi il 22 giugno scorso a vendere definitivamente il complesso immobiliare dell'ex cinema Archimede tanto amato da Nanni Moretti a una società controllata da finanziarie lussemburghesi – la Euroarchimede. Operazione che da un lato ha consentito di pagare anticipatamente le rate della rottamazione ter della Archimede immobiliare estinguendo tutti i debiti, e dall'altra ha generato una plusvalenza spalmata sul prossimo quinquennio.

 

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