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"Conte chieda scusa ai giornalisti". Colpo di mano sui servizi segreti, Anzaldi contro le fake news del governo

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Esplode il caso del "colpetto" di Stato di Giuseppe Conte sugli 007. Il governo ha messo la fiducia sul dl Covid che comprende la proroga di quattro anni dei vertici dei servizi segreti, nonostante meno di un mese fa Palazzo Chigi avesse smentito i tentativi di forzare la mano sull'intelligence. "Sul gravissimo colpo di mano per la proroga di 4 anni dei vertici dei servizi segreti, decisa senza alcuna discussione in Parlamento e addirittura ora con la fiducia, Palazzo Chigi deve chiedere scusa ai giornalisti, ai quotidiani e ai parlamentari che a inizio agosto sollevarono il caso", scrive su Facebook il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai. "Tutti ricordiamo la durissima nota diffusa dall’ufficio stampa della presidenza del Consiglio che intendeva smentire ciò che invece era chiaro a tutti: con la norma inserita di notte e in segreto nel decreto Covid venivano raddoppiati i tempi di permanenza in carica di vertici dell’intelligence. Palazzo Chigi disse che non era vero, ma quel comunicato era una palese fake news, ora arriva la conferma definitiva". 

 

"L'Associazione stampa parlamentare, l'Ordine dei giornalisti non hanno nulla da dire? - prosegue Anzaldi - Ora che a chiedere di cancellare quella norma sono stati 50 deputati M5s e il Governo, per difenderla, ha addirittura messo la fiducia, è urgente che chi autorizzò la diffusione di quel comunicato stampa venga immediatamente rimosso", chiede Anzaldi che continua: "A meno che non voglia assumersene la diretta responsabilità il presidente del Consiglio Conte". Il segretario della commissione di Vigilanza Rai attacca anche il servizio pubblico e denuncia tentativi di censura: "Peraltro è imbarazzante che gli unici telegiornali che hanno censurato l’intervento in aula della deputata Dieni siano stati ieri sera il Tg1 e il Tg2, che non hanno fatto ascoltare le sue dure parole contro la fiducia posta dal ministro D’Incà. Questa è l’informazione pubblica per cui gli italiani pagano il canone?". 

 

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