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Studenti assembrati sugli scuolabus

I compagni di classe saranno considerati "congiunti", così potranno stare vicini. Ma in aula no

Franco Bechis
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Ieri ho scoperto di essere ufficialmente congiunto del mio vicedirettore Francesco Storace, e non l’avrei mai immaginato (nemmeno lui, me lo ha confessato). Ma così sembra avere deciso un esponente del nostro variopinto e meraviglioso governo, la ministra dei Trasporti Paola De Micheli. 
A una riunione con le Regioni è stata lei infatti a proporre «una definizione più ampia del concetto dei congiunti, estesa anche a compagni di classe e di lavoro» per farli salire sui mezzi di trasporto pubblici senza tenere il metro di distanza l'uno dall'altro: ci si potrà sedere l'uno in braccio all'altro. Per fortuna io e Storace non prendiamo lo stesso bus per venire al lavoro, e questa sciagurata ipotesi non sarà mai realtà. Ma capite che è da ridere per non piangere.

Dopo averci rimbambito per mesi spiegando che la scuola avrebbe potuto aprire in sicurezza solo mantenendo la distanza di almeno un metro fra le «rime buccali» degli alunni. Dopo avere fatto buttare via ai presidi i vecchi banchi a due posti che non assicuravano la distanza e avere fatto di corsa un bando «europeo» per cercare banchi monoposto o con le rotelle. Dopo avere fatto impazzire gli enti locali a cercare tutti i luoghi dove fosse possibile fare lezione in alternativa per evitare le classi pollaio (oratori, cinema, teatri, caserme...). Dopo tutto questo un ministro dello stesso governo salta su e lancia la nuova grande idea: sugli scuolabus e anche sui tradizionali mezzi di trasporto locale i compagni di classe e perfino i colleghi di lavoro diventano congiunti e possono sedersi uno accanto all'altro, anche uno in braccio all'altro. A scuola no e sui bus sì? Hanno scoperto che il coronavirus è così terrorizzato dai burberi autisti pubblici da girare al largo da quei mezzi? No, ovviamente. La risposta è semplice: ancora una volta il governo si è fatto cogliere impreparato da una cosa così prevista e scontata come la riapertura delle scuole. Nessuno aveva pensato a una cosa semplicissima: con le regole sul distanziamento i posti su scuolabus e mezzi pubblici sono molto più ridotti di prima, quindi servono più mezzi. Ma non avendoci pensato perché trascorrono il tempo a chiacchierare e proclamare, e mai a risolvere i problemi degli altri, i bus necessari non ci sono. E ormai manca pochissimo alla riapertura delle scuole. Non c'è tempo per acquistarli o trovarli in qualsiasi altro modo. Allora tutti seduti l'uno sull'altro, sul distanziamento tutti avevano scherzato e siccome è assai probabile che i banchi singoli non arrivino né tardi né mai, cari signori presidi tenetevi stretti i vecchi banchi a due posti.

 

 

 

Se poi si pensa che ad aprile ci hanno fatto impazzire sulla definizione di congiunti con i dpcm di Giuseppe Conte che riapriva le visite ai cugini di quinto grado ma vietava ancora di incontrare fidanzati e amici del cuore, viene da fare un appello alla buonanima di Franco Basaglia: «Professore, ce la concede una eccezione sola alla chiusura dei manicomi?», perché lì dovrebbe essere rinchiuso l'intero consiglio dei ministri magari in compagnia dell'amato comitato tecnico scientifico con cui vengono sfornati questi straordinari pareri. Siccome questi si mettono sempre di grandissimo impegno per complicare anche le cose più semplici, chiudendoli in manicomio almeno i danni gratuiti che fanno riusciremmo ad evitarli. Non è molto, ma meglio del caos che stanno provocando sulla scuola che tutti gli altri Paesi del mondo stanno riaprendo senza tante storie.

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