Ci chiudono di nuovo in casa. Siamo al lockdown non dichiarato
Mancano tamponi e reagenti per tutti, così già adesso si costringono alla quarantena i sospetti. A scuola oltre i 37,2 di febbre scatterà l'isolamento di intere famiglie. Bloccando i luoghi di lavoro
Un ragazzo ha partecipato a una serata in un locale sulla costa tirrenica dove da notizie stampa si è saputo ci fossero positivi al coronavirus, sia pure non sintomatici. Giustamente preoccupati i genitori hanno contatto la Asl locale chiedendo di potere fare il tampone al figlio e anche ai familiari che stavano facendo le vacanze con lui.
La risposta è stata «Ci spiace, non abbiamo la possibilità di fare tamponi e non l'avremo in tempi brevi perché non abbiamo le scorte di reagenti necessari». Soluzione: la Asl ha disposto la quarantena per l'intera famiglia, in cui nessuno risultava sintomatico. I genitori avevano un lavoro, le vacanze erano terminate, ma non hanno potuto tornare nella loro città e nel posto di lavoro sono venute a mancare figure che erano essenziali. Nel suo piccolo è l'inizio di un lockdown. Che a macchia d'olio rischia di estendersi. Cito un esempio delle ultime ore. All'interno del comitato tecnico scientifico si sta pensando di modificare una misura oggi vigente sulla misurazione della temperatura corporea. Fino ad oggi il limite previsto per fare scattare l'allarme è stato 37,5 gradi. Da lì in su scattano le misure di prevenzione e di eventuale isolamento.
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Ora si pensa di abbassare quella soglia a 37,1-37,2 gradi. Il motivo è stato spiegato con chiarezza ieri sera in tv da uno dei virologi in prima linea, il professore Andrea Crisanti: «La temperatura a 37,5 era stata pensata per i contagi di adulti. Ma ora e con l'apertura delle scuole sono soprattutto i giovani il problema, e spesso sono asintomatici o contraggono la malattia in modo lieve, per cui la soglia di allarme sulla temperatura dovrebbe essere abbassata». E se bambini o ragazzi all'ingresso di scuola avessero 37,1 o 37,2 che accadrebbe? Semplice: scatterebbero le misure precauzionali della profilassi Covid. E come sottolinea il nostro Alessandro Giuli oggi in queste pagine, non avendo scorte sufficienti di tamponi e reagenti, si passerebbe alla soluzione ipotizzata dal ministro della Famiglia, Elena Bonetti: quarantena per il bambino o ragazzo, e quarantena pure per tutti i famigliari con cui vive. Il lockdown pure non dichiarato ufficialmente dal governo (che non ne vuole e forse non può nemmeno sopportare le disastrose conseguenze economiche), si estenderebbe così a macchia d'olio.
L'estate sta finendo, e il gran caldo che ci ha anche confortato in queste settimane verrà piano piano meno. Con i primi freschi, arriveranno i disturbi di stagione, e più avanti anche l'influenza. Come è accaduto ogni anno in asili nido e nelle scuole di ogni ordine e grado bimbi e ragazzi avranno male di gola, daranno qualche colpo di tosse, si prenderanno il raffreddore. La temperatura corporea come sempre è accaduto salirà oltre i 37 gradi. Non c'entrerà nulla il coronavirus, ma non potendolo escludere e non avendo riserve di tamponi e reagenti per tutti (da marzo se ne sono fatti in media 44 mila al giorno, e ne servirebbero dieci volte tanto), verranno messi in quarantena. E il lockdown temuto dai più in questo modo strisciante diverrà dominante. Perché magari le famiglie messe in quarantena avevano posti di lavoro comune, e chiuderanno pure quelli per forza di cose, soprattutto se si tratta di piccole aziende o esercizi commerciali, che sono già stati la principale vittima del primo lockdown scelto apertamente dal governo di Giuseppe Conte. Un minimo di scudo potrebbe venire almeno dalla vaccinazione contro l'influenza. Alcune Regioni, anche il Lazio, hanno aumentato le scorte tradizionali ed introdotto l'obbligo di vaccinazione per operatori sanitari e ultrasessantacinquenni. I vaccini saranno disponibili già dal 15 settembre con un mese di anticipo rispetto al solito. Sono utili ad evitare allarmi e quarantene troppo estese. Ma nessuno ha pensato ai ragazzi e agli insegnanti delle scuole nemmeno per questo, come a tutto il resto della popolazione e per loro le scorte acquistate non sono sufficienti.
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Sette mesi dopo l'inizio della crisi sanitaria dunque tutto quel che è accaduto non ha insegnato nulla a chi ci governa che ancora una volta si è fatto cogliere impreparato di fronte a una eventuale emergenza. Per la seconda volta - ma questa volta in modo ingiustificatamente colpevole - il governo Conte ha prorogato uno stato di emergenza senza compiere il primo passo che ogni manuale impone: riempire gli arsenali delle scorte necessarie ad ogni evenienza. Allora mancavano in maniera drammatica dispositivi di protezione individuale per operatori sanitari e cittadini (mascherine, camici, guanti e tanto altro). Oggi mancano vaccini anti influenzali, tamponi e reagenti per necessità chiaramente sottovalutate. Siamo in mano a professionisti della disorganizzazione, che si fanno ancora una volta cogliere impreparati di fronte a una emergenza che loro stessi hanno dichiarato, come purtroppo dimostra la drammatica gestione della riapertura delle scuole da parte non solo della ministra Lucia Azzolina, ma di tutto il governo che solo da ieri ha capito che doveva occuparsene coralmente (e oltre alla scuola c'è pure l'università a cui nessuno ha pensato).
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Lavorano male come mai si era visto, adottando provvedimenti alla carlona. Come quelli sull'obbligo di mascherine dalle 18 alle 6 del mattino. O quelli sui controlli dei voli dall'estero che però chiudono i battenti alle 18, così chi atterra dopo e arriva dai paesi “a rischio” non è manco censito. Alla carlona perché tutto quel che serviva per fare le cose per bene non c'è. E così ci richiuderanno tutti in prigione non per il virus, ma per la loro incapacità.