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Calenda, Sassoli e Gentiloni in fuga da Roma: i criticoni della Raggi si sfilano

Pietro De Leo
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Correre sì, ma via dal traguardo. È la fotografia del centrosinistra o meglio, delle sue prime file, nella sfida per il Campidoglio prossima ventura. Il tema è l’individuazione del candidato sindaco per sfidare il Movimento 5 Stelle (per ora con la Raggi) e il centrodestra. Chi ha di meglio da fare, chi viene impossibilitato dalla carta d’identità e chi deve portar fuori il cane. Scherziamo, ovviamente, ma neanche tanto. David Sassoli, attuale presidente del Parlamento Europeo e più volte tirato in ballo, al momento ha detto di no: «Sarebbe come graffiare le istituzioni europee». Per un principio analogo, sembra difficile possa aderire alla corsa Paolo Gentiloni, vice presidente della Commissione Ue. Qualche suggestione era circolata anche su Roberto Gualtieri, ministro dell’economia, ma rimasta lì. Così come Carlo Calenda, eurodeputato, che non è più del Pd avendo fondato Azione, se in un primo momento, mesi fa, pareva non disdegnasse la cosa, negli ultimi giorni l’ha esclusa dicendo: «Non è il mio lavoro adesso, sto facendo un percorso diverso». E poi aveva provato a buttare sul tavolo il nome di Carlo Fuortes, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, che pure lui ha dato il due di picche rispondendo anche un po’ incavolato per esser stato tirato in mezzo. Uno che al momento non ha ruoli istituzionali è Enrico Letta, che però declina: «Non sono romano». Insomma, questo Totosindaco è una corsa in retromarcia, o forse ancor meglio un gioco del cerino. Piuttosto doloroso

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