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Cacciate i parlamentari con il bonus covid: fuori i nomi poi fuori loro

Francesco Storace
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I furbi che intascano, gli scemi che scrivono le leggi, i banditi che gestiscono e diffondono dati sensibili. Cacciateli tutti e non si lamentino della ghigliottina. Soprattutto se sono “nuovi”.

I primi sono irresponsabili, i secondi sono incapaci, i terzi ricattano. E’ da pazzi fare domanda – per chi fa politica – per mettersi in fila sul sito dell’Inps e micragnare seicento euro dovuti a chi soffre la crisi da coronavirus. Chi soffre e chi s’offre. Da vergognarsi per l’eternità.

Ma vogliamo sapere anche chi ha scritto norme a maglie larghe per tutti tranne che per i poveri disgraziati. Partite Iva a 14mila euro al mese chiedono e ottengono 600 euro mensili, brigatisti rossi ricevono il reddito di cittadinanza, nei campi rom della Capitale distribuiscono i pacchi alimentari destinati a chi ha chiuso bottega per il lockdown. Siamo sicuri, presidente Conte, che il modello italiano sia così invidiabile? Ma come le scrivete le leggi?

E’ uno scandalo inaudito. Quei soldi erano stati stanziati per Partite Iva e lavoratori autonomi messi in ginocchio dal coronavirus, ma a loro hanno fatto fare la fila. Quei cinque coglioni – si dice che tre deputati siano della Lega, uno di Italia Viva di Renzi e un meraviglioso Cinque stelle ma chissà se è vero – non si sono ancora consegnati. E fanno male perché tanto si conosceranno i loro nomi e saranno inseguiti ogni giorno fino a che non si dimetteranno “spontaneamente”.

Il che vale anche per i duemila piottari di periferia. Già, ci sono pure tanti amministratori locali nell’esercito del bonus. Chissà se avranno chiesto consiglio ai familiari, “la faccio la domanda o non la faccio…?”.

Non implori clemenza quel governatore. Non la pretendano assessori e consiglieri regionali che si sono permessi tanto affronto alla povertà. Suscita curiosità solo quel povero ed evidentemente disperato e sconosciuto conduttore televisivo che deve stare antipatico all’Inps se si arriva ad immolarlo e magari “Repubblica” lo paparazzerà.

L’indignazione va indirizzata anche agli analfabeti che hanno scritto certe norme con tanta superficialità da permettere anche questo triste spettacolo a cui siamo costretti ad assistere. Certo, la colpa maggiore è di chi ne ha approfittato, ma abbiamo la sensazione di aver buttato i soldi pure per stipendiare chi legifera con gli scarponi chiodati.

Questa classe dirigente penosa si può redimere a una sola condizione: se non si dimettono gli incoscienti del bonus, lo facciano tutti gli altri. O pensano di restare a votare assieme ai manigoldi che hanno approfittato del coronavirus?

Infine, l’Inps, la trasparenza. Giorgia Meloni ha sollecitato i deputati che non hanno chiesto il bonus a dichiararlo, visto che i nomi dei reprobi non vengono fuori. Lo ha fatto perché quegli “onorevoli” si nascondono.

Ma Pasquale Tridico, il presidente dell’istituto, i nomi ormai li deve fare. Perché non c’entra più nulla la privacy. Se li tiene per sé, sia quelli dei deputati che quelli degli amministratori locali, la domanda più ovvia sarà “perché”? E nessuno si può permettere di lasciare dubbi nella pubblica opinione sull’utilizzo di dati sensibili.

Al governo ci sono quelli che ci dicevano che con l’App Immuni potevamo stare tranquilli. Difficile sostenerlo ancora. Ci manca solo una ministra che partecipa al concorso per dirigenti scolastici che vince. Ci mancano deputati che partecipano ad un concorso indetto - che so? - dalla Camera. O è già successo? Ma non comandano i nuovi?

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