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Giuseppe Conte, l'imbarazzo M5S per il segreto di Stato sul Covid. Così finisce il mito della trasparenza

Gaetano Mineo
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Nessuno parla. E così il mistero sugli atti del Comitato tecnico scientifico sull’emergenza Coronavirus si infittisce. Bocche cucite dal Movimento 5 stelle, cresciuto a pane e trasparenza e una volta abbuffatosi, chissenefrega delle scatolette di tonno e della franchezza nei confronti dei «cittadini». «Per ora non rilascio interviste perché la situazione è delicata» ci dice il deputato Mattia Fantinati, in merito ai documenti del governo top secret sul Covid. E, naturalmente, ne rispettiamo la volontà.

Una vicenda non solo misteriosa ma anche inquietante a sentire la risposta data agli avvocati della Fondazione Einaudi dai legali di Palazzo Chigi, che così spiegano i motivi della «segretezza»: «L’emergenza non è finita, pertanto la conoscenza dei verbali del Comitato tecnico scientifico potrebbe produrre un danno alla sicurezza e ordine pubblico». Danno alla sicurezza e ordine pubblico? E quindi gli italiani non devono sapere nulla? «È meglio che ne parli con qualcuno che sta seguendo le cose e che è anche più autorevole... Sa il rispetto delle competenze...» ci risponde il senatore pentastellato, Primo De Nicola, sempre in merito al «mistero».

Ricordiamo che è stata proprio la fondazione Luigi Einaudi, lo scorso aprile, a fare ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il rifiuto di far conoscere i documenti del Cts. Il presupposto al ricorso è che sarebbe del tutto lecito conoscere le valutazioni alla base delle misure di restrizione visto che i Dpcm hanno inevitabilmente limitato diritti e la richiesta di pubblicizzazione degli atti serviva a rendere chiari ed evidenti i fondamenti delle azioni intraprese dal Conte2. E così il Tar dà ragione alla Fondazione.

Ma il Conte 2 non molla e ha fatto ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar. In attesa, continuiamo a chiamare esponenti grillini per capire meglio. «Non sono informato sui fatti» ci dice il senatore 5 stelle, Daniele Pesco. E dire che il Movimento 5 stelle era nato su alcuni principi ben chiari: niente programmi televisivi, uno vale uno, massima trasparenza nelle decisioni con riunioni in streaming, via gli indagati, onestà, eccetera. Ma da quando, però, i grillini sono entrati nelle stanze dei bottoni i primi dogmi sono caduti velocemente: dal divieto assoluto di partecipare ai talk show si è passati ad presenziare costantemente alcuni programmi; dall’uno vale uno si è passati al direttorio e alla enigmatica Casaleggio associati e non ultimo dalla massima trasparenza (ricordate il teatrino con «vittima» Luigi Bersani?) si è passati a nessuna ulteriore riunione in streaming e bocche cucite. «Personalmente non ho seguito la questione, quindi mi rimetto a quanto detto dalla capogruppo alla Camera», ci dice questa volta la deputata 5stelle, Tiziana Ciprini.

Nessuno parla di questi atti secretati: mistero su mistero. «Non voglio parlare di questo argomento - ci blocca subito il sottosegretario al Mef, il grillino, Alessio Villarosa –. Siamo impegnati sul dl Agosto e voglio impegnarmi su quello al momento. Posso occuparmi soltanto di una cosa?». Perché no. Quindi proseguiamo con l’auspicio che qualche parlamentare 5stelle ci dica concretamente cosa ne pensa di questo comportamento del governo su questi atti che rischiano di alimentare inquietudine. «Non è materia mia, preferisco quindi non rilasciare dichiarazioni...» taglia corto il deputato M5s, Stefano Vignaroli. Stessa musica arriva dal collega Massimo Baroni: «Sinceramente non ho visto una notizia in merito, quindi devo informarmi. Quindi appena ho delle notizie la richiamo». Come anche dalla deputata grillina, Maria Edera Spadoni: «Non ho seguito la cosa, non riesco a darle una risposta, dovrebbe sentire il governo». Allora chiamiamo il “governo: «Non mi faccia dichiarare, lascio che siano gli altri a parlare» afferma Stefano Buffagni, viceministro dello Sviluppo economico. E alla fine, infatti, è soltanto la deputata pentastellata, Arianna Spessotto, a parlare: «È strano anche per noi, infatti abbiamo presentato un'interrogazione al governo per capire le motivazioni che hanno spinto ad agire in questo modo su questi atti».

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