Migranti, Salvini contro il governo: virus con gli sbarchi. E accusa Conte: è complice
Se il coronavirus torna a diffondersi, i responsabili stanno a Palazzo Chigi e al Viminale: sugli sbarchi il governo Conte ha un «atteggiamento criminale». Ed è devastante la politica di Conte sull’economia: «È l’ora di una vera pace fiscale per tirare fuori il doppio delle risorse del Mes». I segreti di Conte: «Anche noi abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti, il premier deve rispondere». E il centrodestra: «Si marcia uniti».
Matteo Salvini parla a tutto campo con "Il Tempo" in questa intervista che ci ha rilasciato tra Milano Marittima e il capoluogo della Lombardia.
Domanda d’obbligo: ma veramente siete in lite tu e Giorgia Meloni?
«No, anzi».
E allora perché queste polemiche in Veneto sull’autonomia, non si rischia di compromettere l’alleanza?
«Ma guarda, la realtà è che è che milioni di cittadini hanno detto sì al referendum e chi ci ha fatto perdere tempo sono stati i Cinque stelle. C’è chi in passato ha avuto dubbi ed è naturale che Zaia voglia garanzie».
Ma non eravate d’accordo su far marciare di pari passo autonomia e presidenzialismo?
«Certo, mica cambiamo idea. Si deve lottare per entrambi gli obiettivi».
Se Giorgia Meloni arriva prima di te alle elezioni, torni al Viminale?
«Non commento le ipotesi. Tanto decideranno i cittadini e sono certo che la Lega sarà e resterà la prima forza politica del Paese».
Che fine fa il partito del Nord? Ieri «Repubblica» ne ha decretato la fine. Dice che non ci sono più iscritti nel settentrione.
«Ormai Repubblica ha la stessa attendibilità di Topolino. Fa a gara col Corriere della Sera per chi la spara più grossa sulla Lega. I dati del tesseramento al nord sono invece addirittura superiori allo scorso anno. Hanno scritto balle, come al solito».
Ma ti sei pentito di essere andato al governo con i Cinque stelle?
«Rivendico quel che abbiamo fatto. E ricordo che accettammo quella sfida con l’ok di Silvio Berlusconi e di Giorgia Meloni...».
Un momento, lei dice che non è così.
«La realtà è questa e comunque non serve rivangare una polemica. So solo di essere fiero dei risultati ottenuti e che dovrebbero essere considerati comunque come patrimonio comune del centrodestra: da quota 100 alla flat tax per le partite Iva, dalle politiche di contrasto agli sbarchi e all’immigrazione clandestina, dalla legittima difesa al codice rosso a tutela delle donne vittime di violenza».
Andiamo avanti. Hai già in mente una proposta sul Quirinale?
«Certo, ma l’elezione del presidente della Repubblica è lontanissima. Solo il Pd può pensare di occuparsi ora di quello che avverrà nel 2022. Le persone che mi fermano per strada mi chiedono di occuparmi di quel che accade ora e non di allora. In realtà ci vorrebbe un Parlamento più rappresentativo di quello attuale per eleggere il nuovo Capo dello Stato».
Ieri il premier Conte ha fatto il duro sull’immigrazione...
«Conte dà i numeri. Ci sarebbe da ridere se non parlassimo del presidente del Consiglio pro-tempore. Parla di cose che non conosce, nel solo mese di luglio gli sbarchi sono stati settemila a fronte dei mille del luglio dello scorso anno, quando al Viminale c’ero io. Mi stanno chiamando da tutta Italia, anche Carabinieri da tre rovince, la situazione à drammatica. È un governo complice, ha un atteggiamento criminale e criminogeno».
Ma per quanto tempo la Lega si occuperà principalmente di immigrazione?
«Fermo. La nostra battaglia principale è per rilanciare l’economia e far crescere il lavoro. Se sono costretto a rispondere sugli sbarchi dei clandestini è perché ci ho messo un anno per bloccarli e mi becco pure due processi».
Andranno avanti sull’immigrazione?
«Questi ci proveranno pure con lo ius soli, è l’unico argomento su cui possono andare d’accordo Pd e Cinque stelle».
Anche sulla legge Zan contro l’omofobia, mi pare. Chi ne deve aver paura?
«Sessanta milioni di italiani, perché si punta a limitare la libertà di pensiero e di parola. Per me si può amare chi si vuole, ma qui ci sono a rischio valori, tradizioni, la famiglia. Con la parola si rischia la galera. Insopportabile».
Pure con le mascherine, sembra. Ma sei contrario al loro uso?
«Macché. Certo che vanno usate laddove c’è l’obbligo. Non ho pregiudizi, combatto le esasperazioni».
E allora perché c’è polemica?
«È semplicemente folle la proroga dello stato di emergenza. Senza emergenza. E ringrazio per averlo detto giuristi come Cassese, medici come Zangrillo e De Donno e tanti altri che non hanno paura di contrastare la limitazione dei diritti. Semmai il virus rischia di diffondersi per gli sbarchi e i responsabili andranno cercati a Palazzo Chigi e al Viminale. Questo governo sta facendo inferocire la gente, è surreale pure lo scontro tra Speranza e la De Micheli, hanno lasciato i passeggeri a piedi alla vigilia delle vacanze. Per non parlare della pazzia a scuola, con una ministra come la Azzolina che combina solo guai tra Plexiglas, banchi a rotelle e i precari».
Un giudice di pace ha sentenziato che le decisioni prese col lockdown sono incostituzionali. Ci riproveranno?
«Non si devono azzardare, l’emergenza è alle nostre spalle, siamo stati fin troppo pazienti. Ho scritto anche io a Conte, ho fatto domanda di accesso agli atti per rimuovere quei segreti incredibili sui verbali del comitato tecnico scientifico. L’idea di segreto di Stato mi provoca allergia solo all’idea. Ma questo è un presidente del Consiglio che sbaglia persino gli indirizzi mail per rispondere al mio avvocato...».
E l’economia va a rotoli.
«Sì, i danni sono devastanti. E le risorse europee arriveranno tardi, non prima dell’estate del 2021. Bisogna lavorare per l’immediato».
Come?
«La prima cosa da fare è la pace fiscale. Nel magazzino dello Stato ci sono 950 miliardi di euro non riscossi. Metà di questi non li incasserai mai. Con una politica di saldo e stralcio, puntando al 15% dell’introito, arriverebbero almeno 70 miliardi cash. Il doppio del Mes e senza interessi. E con due obiettivi raggiunti: lo Stato incassa e il cittadino respira».
Infine, una domanda «personale». Sei nel mirino di qualche magistrato. Temi più la galera o l’interdizione dai pubblici uffici?
«Né l’una né l’altra. Il 3 ottobre sarò a Catania per la prima volta come imputato per il processo Gregoretti. Non mi è mai successo in 47 anni, ma ci andrò a testa alta. Vado fino in fondo perché sono innocente. Conto di trovare un magistrato che non sia cugino di Palamara, ma che riconosca che ho fatto solo il mio dovere».