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Smascherati, Boschi & Co. in barca ad Ischia abbracciati senza mascherine

Franco Bechis
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Tutti in barca al largo di Ischia. Allegri, rosolati dal sole, abbracciati per la foto di gruppo. Quando il direttore di Retenews 24, Lorenzo Crea, ieri ha postato l’immagine dei renziani in vacanza sul suo natante esaltando l’amicizia non ha pensato al terremoto che stava provocando. Nel giro di pochi minuti l’immagine che aveva al centro una Maria Elena Boschi in grandissima forma è stata presa di mira all’unanimità dai naviganti della rete. Spaventato l’autore della pubblicazione ha fatto ingenuamente sparire la foto, che però nel frattempo è stata scaricata e ricaricata su centinaia di altri profili, diventando il bersaglio di giornata. È diventato un mini-caso della serie «Matteo Salvini al Papeete», pena del contrappasso per chi come i renziani hanno usato quel riferimento come slogan per la propria battaglia politica da un anno, facendo nascere pure il governo Giuseppe Conte bis come risposta a quelle immagini.

Ora è toccato a loro sentire bruciare sulla pelle lo scandalo della vacanza ischitana di gruppo, beccandosi commenti come «mentre le aziende chiudono e tanti perdono il lavoro, c’è chi va in barca felice e contento», sfottò sulla «debita distanza del volgo dei nostri partigiani del Pil», e insulti anche pesanti per la scampagnata «da ricchi» mentre l'Italia soffre.
Non manca naturalmente chi stigmatizza l’accicciamento in barca in tempi in cui chi ci governa continua a soffiare sulla paura da coronavirus, se la prende con gli assembramenti e mette in croce chi va a farsi un aperitivo in luogo affollato senza portare la mascherina. 

 

 


Se c’è una sensazione che provo davanti a quella foto non è certo lo scandalo. Si divertano quanto vogliono durante i loro week end la Boschi e i suoi colleghi fra cui svettano Luciano Nobili e Gennaro Migliore, che essendo di quelle terre ha fatto da Cicerone a tutti gli altri per strade e mari di Ischia. Se la godano quanto vogliono, a un patto però: quel che vale per loro, deve essere possibile anche per tutti gli altri italiani. Basta linciaggi sulla movida dei nostri ragazzi, basta seminare paura per rendere un pizzico più saldo un potere che nessun popolo ha loro dato, anzi. 
C'è una immediata occasione che quella allegra combriccola ha per dimostrare a tutti che non era su quella barca a infischiarsene di regoline e regolette fatte per infilzare i comuni mortali: in Parlamento, la prossima settimana, quando Conte chiederà alla sua maggioranza la proroga dello stato di emergenza almeno fino al prossimo 31 ottobre. Vorremmo sentire uno dei tre vacanzieri alzarsi in piedi e prendere la parola per dire «No, presidente. Noi non ci stiamo. Basta compressione dei diritti di ciascuno per una emergenza che non esistendo più si trasformerebbe in stato di pura prepotenza». Vogliamo vedere finalmente il gruppo dei renziani almeno una volta razzolare come pare predicare e perfino vivere, e allora pigiare il ditino sul corale no alla richiesta del premier. 
Con il loro no, possiamo archiviare una volta per tutte i superpoteri di Conte e tornare ad essere liberi come garantisce la nostra Costituzione: su questo punto (e poco altro) il centrodestra appare per una volta unito, e con Italia viva dalla stessa parte dalla maggioranza dell'aula salirebbe un solo grido: «Libertà». Non accadesse questo, quella foto in barca griderebbe tutt’altro: quel che tutti ricordiamo dallo straordinario Alberto Sordi nei panni del Marchese del Grillo: «io so’ io, e voi non siete un c...o!».

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