Lo scontro sui Benetton fa esplodere il bubbone. Governo verso il rimpasto
Al via la nazionalizzazione di Autostrade, dopo 20 anni di gestione privata. Dopo lunghe trattative si è arrivati, all’alba di mercoledì, all’accordo fra il Governo e la famiglia Benetton che prevede da una parte l’ingresso di Cassa depositi e prestiti nel capitale al 51%, per un primo tempo pari a tre anni, e dall’altra una revisione complessiva della concessione, dalle tariffe ai risarcimenti. Dopo, Autostrade sarà messa sul mercato.
Intanto Atlantia, la società dei Benetton, che ieri aveva perso quasi il 15% oggi festeggia in Borsa e chiude a +26%. Dai partiti, coro di reazioni contrastanti. Dal M5S che grida vittoria, con varie modulazioni di tono che vanno da Di Maio a Di Battista, fino a Matteo Salvini che annuncia una mozione e dichiara senza mezzi termini: «È una fregatura».
Dunque non una revoca, si parla di transazione. Anche se, come specificano Luigi Di Maio (M5S) e Andrea Orlando (Pd) più come avvertimento, la revoca non è affatto esclusa. Anzi, per usare le parole del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, «è concretamente sul tavolo se non si finalizzerà l’accordo». È una vittoria «dello Stato» che sancisce «il primato dell’interesse pubblico», commenta il titolare di via XX Settembre che riconosce a Conte di essere stato «determinante» per il passo avanti finale. Ma l’ex capo politico dei Cinquestelle avverte: «Prima servono i risultati. Vogliamo vedere le tariffe autostradali abbassate e investimenti in sicurezza e innovazione».
Lo scopo, precisa, è una migliore qualità della vita dei cittadini. E con questa mossa cerca di far riconquistare al M5S la scena politica con i vecchi cavalli di battaglia. Dietro le dichiarazioni ottimiste si nascondono tensioni fra Pd e M5S e tra Conte stesso e i grillini, frizioni andate avanti tutta la notte nel Consiglio dei ministri infinito. I nodi sono venuti a galla quando il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, con la prima pagina del Fatto quotidiano sotto braccio, ha fatto notare che continuare a rappresentare, come è stato fatto in questi giorni, che c’è chi è intransigente mentre, al contrario, il Pd è amico dei Benetton, oltre a essere falso, è anche un «gioco inutile e dannoso» per il governo. Apriti cielo. Soltanto dopo un fine lavoro di limature portato avanti dal premier Conte in persona si sono placati gli animi. Non fino al punto però di escludere un ’rimpasto' di governo in autunno, ipotesi che fonti dell’esecutivo definiscono «possibile, ma non ancora probabile».