Altra figuraccia a Cinque Stelle: Ponte di Genova a Benetton
La gestione del nuovo Ponte Morandi affidata ad Aspi è l'ennesima goccia del vaso traboccante della maggioranza. Nel giorno in cui la Consulta dichiara "non illeggittima" l'esclusione dalla ricostruzione del concessionario (che rivendica di non aver ricevuto risposte formali dal Governo alle proposte presentate), la lettera inviata dalla ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, al sindaco del capoluogo ligure e commissario governativo, Marco Bucci, diventa quasi una beffa per il Movimento 5 Stelle. Si tratta di un tecnicismo, ma è comunque una mazzata tremenda per i pentastellati, che reagiscono con rabbia. Nelle truppe la delusione si riversa soprattutto sul premier, Giuseppe Conte, che avrebbe avuto un atteggiamento "ambiguo" sulla vicenda. Ufficialmente - raccontano alcune fonti parlamentari - "ha sempre dichiarato di volerla chiudere togliendo ai Benetton le concessioni, poi nei fatti sono settimane che continua a non decidere". La delusione è cocente, come racconta un altro portavoce alla Camera: "Tra di noi anche chi lo ha sempre difeso ora è incavolato nero".
Il presidente del Consiglio avverte l'eco delle polemiche sino a Madrid e, durante il punto stampa con il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, prova a rintuzzare: "Sono stato molto chiaro, questo dossier va chiuso. Ad horas, entro la fine di questa settimana", tuona. Perché "la situazione è paradossale e rischia di diventare assurda". Il clima teso si percepisce dalla prima reazione di Vito Crimi: "Il Ponte non dev'essere riconsegnato nelle mani dei Benetton. Su questo il M5S non arretra di un millimetro". Posizione ribadita anche dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ricorda il dolore dei familiari delle 43 vittime del crollo, avvenuto il 14 agosto 2018: "Avevamo fatto due promesse: il ponte non lo avrebbero costruito i Benetton e che non avrebbero più gestito le autostrade. Vanno mantenute entrambe".
La risposta del Pd non si fa attendere: "Continuiamo a sollecitare una decisione da parte del governo, deve avvenire nel più breve tempo possibile". Anche il leader di Italia viva, Matteo Renzi, dà una sorta di via libera: "Chiudiamo le polemiche e i dossier aperti, da Ilva alle Autostrade e apriamo questi benedetti cantieri". Ma il capogruppo di Iv al Senato, Davide Faraone, avvisa: "Senza basi giuridiche, la battaglia sulla revoca rischia di trasformarsi in autogol".
La questione Aspi è terreno fertile per gli attacchi delle opposizioni. Giorgia Meloni colpisce duro: "È il De profundis del M5S, che ha ufficialmente tradito tutto quello che aveva promesso agli italiani. Manca solo il Mes". Non è da meno Matteo Salvini: "Cinquestelle ridicoli e bugiardi". Il leader del Carroccio ha Crimi nel mirino: "Dice no a Benetton, ma il Governo ha già premiato Atlantia prorogando di due anni tutte le concessioni aeroportuali, tra cui quella degli aeroporti di Roma. Chiacchieroni". La replica del vice ministro dell'Interno non si fa attendere: "Salvini dovrebbe ricordarsi che ci ha impedito di giungere a un accordo per la revoca delle concessioni" ai tempi del governo giallo-verde. Accusa rinviata al mittente dal segretario leghista: "Sono sempre stati Conte e i Cinquestelle a rimandare ogni decisione".
Crimi ne ha anche per Mit e Mef, ricordando che "da mesi insistiamo con i ministri competenti per fare in modo che il Ponte non sia riconsegnato ai Benetton". E lancia un messaggio chiaro: "Questo per noi è un punto dirimente". Dunque, si materializza anche un altro timore del Movimento: che il dossier Aspi possa ritorcersi sui rapporti nella maggioranza. Una fonte M5S richiama la nota di Danilo Toninelli, in cui l'ex ministro punta il dito verso gli attuali alleati: "Il Pd non faccia come Salvini e ci permetta di togliere ai Benetton le nostre autostrade". La preoccupazione è che si apra un'altra crepa, ma gli occhi tornano a rivolgersi verso Palazzo Chigi: "Deve decidere", fanno sapere fonti parlamentari pentastellate. Ricordando che "la pazienza non è infinita".