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Ocean Viking, la vacanza sul barcone passa di moda. Il Pd non sale più a bordo

Pietro De Leo
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La Ocean Viking sbarca e la sinistra sbraga. Oggi a Porto Empedocle attraccherà la nave che ha tenuto a bordo 180 immigrati, e dunque non ci sarà alcuna quarantena a largo, come previsto in un primo momento, a prevenzione del Covid. E finisce così, secondo l’ovvio prontuario da fondamentalismo dell’accoglienza, un caso che ha scatenato l’ennesima crisi di coscienza della sinistra italiana. Un momento di auto analisi, però, condotto con timidezza e freno a mano tirato. Sì, perché il tema di questa imbarcazione a largo delle coste della Sicilia si è trascinato per giorni, senza innescare quell’impeto di impegno civile che in altre epoche, e cioè con Matteo Salvini al Viminale, avrebbe visto eruttare torme di indignati in simultanea.

 

Stavolta, invece, languivano le banchine dei porti, un tempo prese d’assalto da progressisti alla ricerca di vacanze intelligenti, non prendevano il largo barche mosse dal vento della pulsione a «restare umani». Non è stato requisito per la causa rivoluzionaria manco un pedalò. Niente iniziative di carnali mobilitazioni, come quando una truppa di deputati Pd si precipitò sul ponte dell’imbarcazione governata dalla capitanessa Carola Rackete, che navigava in piena illegalità avendo contravvenuto alle disposizioni dell’autorità italiana.

 

Come è apparsa sguarnita la truppa di supporto dell’Esercito della Bontà, animata da intellettuali, influencer, cuochi di streetfood, scrittori, giornalisti. Niente magliette rosse, per la Ocean Viking nell’era Lamorgese. Sandro Veronesi ha appena vinto il premio Strega e dunque non avrà avuto tempo, come ai tempi gloriosi del 2018, di scrivere una lettera a Saviano per chiedergli di andare su una nave ONG. Niente di niente. Al massimo, dalle parti della maggioranza, si è levato qualche tweet, come quello di Matteo Orfini che, replicando sui social ad Andrea Orlando, sosteneva che la Ocean Viking veniva tenuta a largo per «inseguire Salvini».


Oppure Sandro Ruotolo, che faceva notare: «Non possiamo essere corresponsabili delle sofferenze dei 180 naufraghi». Alla fine, dopo la notizia dello sbarco nella giornata di oggi, in luogo di una ben più ragionevole quarantena a largo, c’è il cinguettio del Segretario Nicola Zingaretti: «Bene #OceanViking. Finalmente, in futuro si deve essere più tempestivi. Ma bene. I problemi si risolvono non si cavalcano, soprattutto quando si tratta di vite umane». Così come la dichiarazione dell’ex Presidente del Senato Pietro Grasso, che si era smaniato per la nave a largo: «La discontinuità va dimostrata e praticata, sono felice che la situazione si sia risolta». E «discontinuità» è la parola d’ordine di questa sinistra che, incagliata nell’attività di governo, cerca la propria ragione sociale nella presa di distanza con i fatti con il grande nemico, anche se questo crea esitazioni e turbamenti. Perché sono tutti uomini di mondo, e lanciarsi in un attivismo accorato favorevole agli arrivi degli immigrati, oltre che costituire un cortocircuito nel governo, sarebbe assai difficile da spiegare agli italiani alle prese con la crisi del coronavirus. E allora ecco che si sceglie la soluzione da ragion di cortile: si fa, ma a basso volume. Nel tentativo impossibile e disperato di uscire da questa spinosa situazione «lose-lose». O perdono la faccia di fronte a loro stessi, o di fronte agli italiani. Hanno scelto la seconda, come sempre.
 

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