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Addio al bonus di 80 euro. Ora l'era Renzi è davvero finita

Da luglio sarà inglobato nel taglio del cuneo fiscale

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Si chiude (definitivamente?) l'era del bonus degli 80 euro. E con essa, probabilmente, viene smantellato anche l'ultimo baluardo dei mille giorni a Palazzo Chigi di Matteo Renzi. Il più significativo, perché l'ex premier arrivò a far scrivere nelle buste paga, alla vigilia delle Europee del 2014, proprio la scritta "bonus Renzi".

Ma da luglio, infatti, il surplus degli 80 euro verrà inglobato dal taglio del cuneo fiscale. La misura di 80 euro per i lavoratori dipendenti, voluta dall’allora presidente del Consiglio, lascia il posto in busta paga al "trattamento integrativo dei redditì che scatterà dal primo luglio".

Ai 10 miliardi di risorse previste messe in campo per il vecchio bonus, se ne aggiungono altri 3 miliardi per quest’anno, che diventeranno circa 6 miliardi il prossimo anno, grazie al decreto legge cura Italia. Il nuovo sistema "misto" prevede per i redditi fino a 28.000 euro, già interessati dal taglio delle tasse pari a 80 euro, un incremento fino a 100 euro mensili. Mentre per i redditi da 28.000 a 39.999 euro è previsto un intervento progressivo (all’aumentare del reddito diminuisce il taglio delle tasse). La misura non interessa, invece, i lavoratori dipendenti incapienti, cioè coloro che hanno un reddito inferiore a 8.145 euro, soglia al di sotto della quale non si applica l’Irpef.

Per ottenere lo sconto in busta paga non sarà necessario effettuare una richiesta, lo sconto sarà effettuato direttamente dal datore di lavoro, che svolge il ruolo di sostituto d’imposta. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, pochi giorni fa ha ricordato che «tra pochi giorni entrerà in vigore, con un aumento delle buste paga per circa 14 milioni di lavoratori per effetto di una giusta misura del governo che sostiene il reddito dei lavoratori e la domanda aggregata».

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