Sopresa nel decreto, porno bloccato per legge su smartphone e computer
Ogni computer, smartphone e tablet potrebbe essere venduto con il parental control già attivo e quindi spetterà all'utente chiedere al provider di poter vedere siti porno e per adulti, ma anche contenuti "non appropriati" sulla cui definizione si sprecano le polemiche. Il filtro obbligatorio è previsto dall'articolo 7 bis inserito con un emendamento del senatore della Lega Simone Pillon nel decreto legge Giustizia che regola la spinosa materia delle intercettazioni. Il testo, già passato al Senato, attende l'approvazione della Camera prima di diventare legge e prevede, per chi non si adegua, alcune misure tra cui la restituzione agli utenti dell'abbonamento.
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La questione naturalmente solleva grandi polemiche. Basti pensare che in Paesi tecnologicamente più avanzati del nostro come Stati Uniti e Gran Bretagna proposte analoghe sono naufragate, anche per motivi tecnici. Pillon a Open ha spiegato che "non è un filtro per il porno ma per tutti i contenuti violenti, pericolosi o eccessivamente espliciti che non siano adatti a un pubblico di bambini. Il funzionamento è semplice. Al momento dell’acquisto di uno smartphone, di un tablet o di un computer verranno consegnate all’acquirente le istruzioni e le password per accedere ai servizi di parental control preinstallati gratuitamente. L’utente potrà decidere in qualsiasi momento e in totale autonomia e riservatezza di procedere allo sblocco o di attivare il parental control qualora lo voglia dare in uso a minori". La questione centrale è: chi decide che un contenuto è da censurare? "Non sarà il medievale Pillon a stilare le liste di proscrizione - ironizza il parlamentare - Già oggi esistono servizi come per esempio ClevGuard, Google family link, Norton family, Spazio bimbi, Apple restrizione contenuti oppure Davide.it, sviluppata da una onlus italiana, e molte altre simili. Ogni app procede autonomamente alla selezione dei siti sicuri. Agli operatori basterà installare sui device uno qualsiasi tra questi programmi di parental control, allegando la password e le istruzioni", spiega il leghista che difende la misura nata per proteggere i minori da contenuti inappropriati.