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Altro che la task force di Conte. I veri saggi li ha Casaleggio

Il rapporto "Niente resterà come prima" è più lucido e preciso. Che smacco per Palazzo Chigi

Franco Bechis
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Mi sono letto e riletto il rapporto della «task force» privata di Davide Casaleggio dal titolo «Niente resterà come prima» e scorrendo qua e là le idee lanciate da quel gruppo di cui fanno parte manager, economisti, giornalisti ed esperti vari mi è venuta un po’ di depressione. Non per quello che è scritto in modo sia pure schematico nel rapporto dell’Associazione Gianroberto Casaleggio, anzi. Ma perché idee e spunti buoni li trovo qui e fanno davvero impallidire il cumulo di sciocchezze e banalità prodotto da Giuseppe Conte e dai suoi esperti sgarrupati come da gran parte della squadra di governo perché al potere hanno mandato le terze e quarte file di Pd e M5s, mentre il meglio di quelle intelligenze che pure ci sono è restato fuori. Parto dalle conclusioni del rapporto scritte dallo stesso Casaleggio: «Il 2020 sarà l’anno in cui sarà necessario investire nell’economia oltre il 15% del Pil per sostenerla e rilanciarla.

Dieci anni di finanziarie tutte concentrate in un solo anno che presumibilmente ci sottrarranno la possibilità nei prossimi anni di poter investire ulteriormente se le scelte del 2020 non saranno in grado di creare valore da redistribuire in futuro. Investire nella direzione sbagliata potrebbe compromettere la stessa possibilità di sostegno futuro all’economia. Le decisioni dello Stato nel 2020 avranno un effetto esponenziale nel definire se l’economia dei prossimi 10 anni sarà di sussistenza o di rilancio economico».

Un messaggio chiaro: bisogna aiutare chi ce la può fare e finire di assistere chi era già fallito prima della crisi da coronavirus, perché quei soldi che prenderemo ora a prestito per superare l’anno nero non ci saranno una seconda volta nel prossimo decennio, e non si può sbagliare nemmeno un euro. Quindi, scrive il rapporto, «molto schematicamente: aiutare solo aziende sane in crisi di liquidità. Evitare di investire in aziende decotte, perché sarebbe uno spreco di risorse». E ancora: «È meglio investire sulla formazione delle persone per nuovi lavori o sulla riconversione aziendale che sul salvataggio delle aziende che non hanno prospettive di sostenibilità economica futura». Appunto, l’esatto contrario della scelta della squadretta di Conte che solo su un’azienda ormai decotta come Alitalia ha puntato direttamente ben 3 miliardi di euro e indirettamente più di un altro miliardo. Soldi che secondo il rapporto Casaleggio sarebbero stati drammaticamente buttati via. In compenso dice la task force alternativa a quelle dell’esecutivo: «Le aziende che hanno un futuro non possono essere lasciate fallire. Il sistema dei crediti aziendali si basano sulla fiducia nel sistema, nel fiducia che cliente che ci pagherà e per questo ci possiamo indebitare con un fornitore o impegnare con un dipendente. Se questa fiducia dovesse venire meno non sarà solo un problema per l’azienda che chiude ma per tutta la sua filiera. Così come il reddito disponibile delle persone deve essere sostenuto per la loro sopravvivenza e per la sostenibilità del sistema produttivo». Quanto ai lavoratori la soluzione è chiarissima: «A tutte le persone che nel 2020 hanno perso il lavoro, lo Stato dovrebbe erogare contributi in misura tale da mantenerne il reddito per i mesi 2020 in cui hanno cessato di lavorare». Quindi non una mancetta, ma lo stesso reddito perché non è colpa loro se il governo ha chiuso le aziende per cui lavoravano e sono restati senza stipendio. Ma vanno formati come accade in altri paesi anche per imparare nuovi lavori se quelli perduti non si potranno più rimettere in piedi.

C’è un capitolo anche sullo smart working, che indubbiamente diventerà dopo il coronavirus un modello su cui almeno in parte si struttureranno le imprese e forse parte del sistema di istruzione. Se si va in quella direzione, difficile fermarla. Però avverte uno dei componenti della squadra di Casaleggio che è Innocenzo Cipolletta, ex direttore generale di Confindustria: «Le imprese vedranno ridotte le capacità produttive per permettere i distanziamenti, e si lanceranno in un processo spinto di robotizzazione e di uso dell’intelligenza artificiale per recuperare capacità con meno personale. C’è il rischio che cresca la disoccupazione? Sì». Un concetto chiarissimo anche per chi invece nelle fila dell’esecutivo fa dello smart working un a sorta di religione moderna in modo acritico. È comodo lavorare da casa? Sì, e per qualcuno anche più produttivo. Ma per altri renderà evidente la loro non necessità all’azienda che li ha in carico. Che capirà di non avere bisogno davvero di tutti quei lavoratori che ha. Anche qui Casaleggio batte Conte senza confronto, almeno per la dote (introvabile nell’altro) della sincerità.

Ps. Per informazione nella task di Casaleggio c’erano oltre Cipolletta fra gli altri Franco Bernabè, Matteo Bonelli, Francesco Caio, Andrea Cardamone, Barbara Carfagna, Luca De Biase, Daniele Manca, Domenico De Masi, Luca Josi, Luca Mercalli, Roberto Poli, Carlo Petrini e Guido Silvestri.

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