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Coronavirus, emergenza gestita malissimo per colpa di tatticismo e interessi

La verità sta pian piano emergendo: ritardi del governo ed errori della Regione Lombardia

Fabrizio Cicchitto
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Con 33.000 morti di cui 160 medici e 30 infermieri nel suo complesso il Coronavirus è stato gestito molto male in Italia. Questa valutazione deve avere le opportune differenziazioni che non rispondono affatto a discriminanti politiche di schieramento. Il Coronavirus è stato gestito male sia dal governo sia dalla Regione Lombardia, benissimo dalla Regione Veneto, in una chiave efficacemente difensiva da parte di altre Regioni. Adesso sulla vicenda della chiusura di Alzano, di Nembro e della Val Seriana, ma aggiungiamo noi anche di Bergamo e di Brescia, la realtà sta in parte emergendo: di fronte a una pressione fortissima dell’Assolombarda contraria alla chiusura da un lato Fontana e Gallera, dall’altra parte Conte e il governo hanno giocato al rimpiattino su chi si assumeva la responsabilità di dichiarare la zona rossa entrando in polemica con gli industriali.

 

Il risultato di questo gioco tattico è davanti a tutti noi: migliaia di morti, la fila dei camion con le bare. Diversamente da altri noi riteniamo che la responsabilità va ripartita fra tutte e tre le componenti essenziali di questa vicenda: la Regione Lombardia che ha cercato di scaricare tutte le responsabilità sul governo, il governo che ha fatto il furbo, l’Assolombarda che si è fatta sentire fin troppo assumendosi delle gravissime responsabilità.
Al di là di questo drammatico episodio poi ci stanno tutti gli zig-zag e i ritardi del governo e gli errori della Regione Lombardia. Una circolare del ministero della Salute il 22 gennaio suonava il campanello d’allarme e ipotizzava anche l’uso dei tamponi, corretto però da un’altra del 29 gennaio che ridimensionava il tutto (forse ad opera di qualche genio dell’Oms, cinese o non cinese, vero Ricciardi?). Il 31 gennaio, però, veniva meritoriamente dichiarato dal governo lo stato d’emergenza a cui seguiva tuttavia solo una decisione, quella del blocco dei voli diretti Italia-Cina, come se non esistessero quelli indiretti. Malgrado la dichiarazione d’emergenza il governo e la Regione Lombardia sono stati fermi nel reperimento di mascherine e di altro materiale sanitario. Qualcuno ci deve spiegare perché invece in data 27 gennaio il prof. Marini, responsabile sanitario del Senato, da un lato metteva in pre-allarme la presidente Casellati (che infatti avrebbe blindato quel ramo del parlamento molto prima della Camera) e acquistava «a prezzi stracciati», come ha detto Ranucci di Report, ben 10.000 mascherine FFP2. Per di più il governo respingeva la richiesta dei governatori del Nord di mettere in quarantena gli studenti cinesi che tornavano in Italia mentre casomai ne avrebbe dovuto correggere il risvolto razzista estendendolo a tutti. In ogni caso in quel periodo fra Roma e Milano venivano in Italia dalla Cina circa 30.000 passeggeri in aereo.
A quel punto, però, la linea del Veneto e della Lombardia-Piemonte si è profondamente divaricata.

 

Su input del prof. Crisanti Zaia ha fatto fare tamponi a tappeto e ciò, insieme alla medicina di base che in quella Regione ha tenuto, ha salvato il Veneto. Con un protocollo sbagliato per responsabilità nazionale e regionale quello che si autodefinisce il sistema sanitario migliore d’Italia, cioè quello lombardo, non si è accorto fino al 21 febbraio di essere già pieno di contagiati. Poi, se la Regione Lombardia e tutta l’Italia si sono accorti di essere in pieno contagio lo si deve a quella dottoressa-anestesista dell’ospedale di Codogno che ha fatto fare fuori dal protocollo il tampone al cosiddetto paziente 1, che probabilmente era il paziente 1.000. Ma da gennaio a marzo né il governo nazionale né la Regione Lombardia hanno acquistato mascherine, tamponi e reagenti per tamponi (il Veneto ha acquistato una macchina ad hoc), mandando medici e infermieri allo sbaraglio mentre da un lato gli ospedali si intasavano e dall’altro diventavano centri d’infezione. Di grazia, perché nessuno ha fatto quello che il prof. Marini ha messo in atto il 27 gennaio?
Di fronte all’intasamento degli ospedali ecco la demenziale circolare dell’8 marzo della Regione Lombardia che ha predisposto lo spostamento di malati di Coronavirus nelle Rsa: di qui un’altra catastrofe. Già di per sé le Rsa si sono rivelate molto fragili in tutta Italia, non c’era certo ragione di renderle più fragili inviando ad esse pazienti contagiati.
Ciò detto, avanziamo alcune domande riguardanti il presente e il futuro. Di fronte alla possibilità di un nuovo attacco virale che cosa si sta facendo? Sono state messe in sicurezza le Rsa? Abbiamo messo in opera la produzione e la distribuzione di milioni di mascherine, non solo quelle chirurgiche, ma anche le FFP2? Quale meccanismo si metterà in moto qualora un disgraziato avrà sintomi preoccupanti? Interverrà un medico di base messo a sua volta in sicurezza? Esiste la possibilità di fare tamponi a chi presenta sintomi preoccupanti oppure essi sono riservati soltanto ai giocatori del campionato di calcio di serie A? A settembre il nostro sistema sanitario sarà in grado di assicurare il vaccino anti-influenzale e anti-polmonite a milioni di italiani?
 

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