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Arriva il partito dei due Giuseppe (Conte e Grillo)

Alberto Di Majo
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E se il partito di Giuseppe Conte, di cui si favoleggia ormai da settimane, fosse, in realtà, il partito di Beppe Grillo con Giuseppe Conte? Sembra un gioco di parole ma l’idea potrebbe avere una sostanza politica. Il professore, “scoperto” dal M5S e incluso nella squadra governativa dell’allora capo politico Luigi Di Maio, continua a dominare le classifiche del consenso. Anche se negli ultimi giorni ha assaggiato critiche e fischi, secondo i sondaggi resta il più amato dagli italiani. Primo per fiducia e gradimento. Tant’è che un suo partito potrebbe valere anche più del 15 per cento.

Lui non pensa a un “Forza Conte”, anche se in questi due anni di governo è riuscito a ritagliarsi un notevole spazio di autonomia (soprattutto da quando è cominciato il suo secondo esecutivo). «Sono qui non per interessi personali, per favorire qualcuno o degli amici, ma solo per spirito di servizio, è un incarico gravoso, ma sarebbe folle da parte mia dedicare anche una sola caloria a questi pensieri» ha detto parlando con Repubblica e Corriere della Sera. Eppure l’ipotesi che Conte voglia capitalizzare il suo consenso rimane in primo piano, anche se l’ultimo sondaggio, realizzato tra 10 e 11 giugno da Termometro Politico, gli assegna “solo” l’8,9%.

Ma la questione politica è sottile. È qui che arriva Beppe Grillo. Quando ieri s’è sparsa la voce che il comico genovese fosse appena entrato all’hotel Forum a Roma, ci si aspettava che lo raggiungesse la sindaca Virginia Raggi per sciogliere il nodo della sua ricandidatura. Invece no. Il cofondatore del M5S aveva intenzione di approdare nella Capitale ma alla fine è rimasto a Genova. Tornerà a Roma nelle prossime settimane. E se incontrasse Giuseppe Conte? Non sarebbe poi tanto strano, visto che è ancora il “garante” della forza politica che ha accompagnato il professore a Palazzo Chigi. Ma potrebbe vederlo anche per cercare di dare un suo contributo al nuovo assetto del M5S, slittato a causa dell’emergenza sanitaria ma non più rinviabile.

I 5 Stelle hanno perso almeno il 15% dei voti rispetto al record delle elezioni politiche del 2018, il governo (prima con la Lega poi con il Pd e gli altri) li ha gettati in una dimensione inedita in cui hanno dovuto trovare compromessi e intese con gli altri partiti. Di conseguenza i loro consensi (fino a quel punto molto eterogenei) sono calati drasticamente, tanto da rendere incerta la possibilità di tornare a rappresentare il terzo polo, quello decisivo. Dunque la questione principale è diventata questa: il M5S renderà strutturale l'alleanza con il Pd (e la Sinistra) o proverà a ricostruire un progetto politico autonomo? Ebbene, Beppe Grillo penderebbe per la prima ipotesi e punterebbe su Conte come guida. Dal canto suo, il premier continua ad avanzare un programma di governo che sembra quello lanciato negli ultimi quindici anni sul blog del comico genovese (e con Gianroberto Casaleggio): svolta green e digitale, sviluppo delle fonti rinnovabili, piano energetico nazionale all’avanguardia. C’è un terreno comune tra i due “Giuseppe”, che potrebbe far nascere (o rinascere) un partito.

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