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Sì al Family Act. Sostegno per i figli. Ma sulle risorse c'è la fregatura

Elena Bonetti, ministro alle Pari opportunità
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Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge cosiddetto "Family Act", che in particolare contiene le disposizioni riguardanti l'assegno unico universale per le famiglie con figli di età inferiore ai 18 anni. Soddisfazione è stata espressa da Matteo Renzi, leader del partito Italia viva che esprime la ministra per la Famiglia Elena Bonetti, promotrice del disegno di legge: "Il Family Act presentato dalla ministra Elena Bonetti alla Leopolda10 è stato appena approvato dal Consiglio dei Ministri. Molto bene. Soldi e diritti per Figli e Famiglie" ha scritto Renzi sui social.

Tra i vari obiettivi del provvedimento, si legge nel testo, c'è quello di assicurare l’applicazione universale di benefici economici ai nuclei familiari con figlie e figli, secondo criteri di progressività basati sull’applicazione di indicatori della situazione economica equivalente (ISEE), tenendo altresì conto del numero delle figlie o dei figli a carico; promuovere la parità di genere all’interno dei nuclei familiari, favorendo l’occupazione femminile, anche attraverso la predisposizione di modelli di lavoro agile o flessibile volti ad armonizzare i tempi familiari di lavoro e incentivare il lavoro del secondo percettore di reddito; affermare il valore sociale di attività educative e di apprendimento, anche non formale, dei figli, attraverso il riconoscimento di agevolazioni fiscali, esenzioni, deduzioni dall’imponibile o detrazioni dall’imposta sul reddito delle spese sostenute dalle famiglie, ovvero attraverso la messa a disposizione di un credito o di una somma di denaro vincolata allo scopo; prevedere l’introduzione di misure organizzative, di comunicazione e semplificazione che favoriscano l’accesso delle famiglie ai servizi offerti e la individuazione dei medesimi, 

L’importo dell’assegno universale sarà composto da una quota fissa e maggiorato da una quota variabile determinata per scaglioni dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). L’assegno universale viene attribuito mensilmente mediante la corresponsione diretta di una somma di denaro ovvero mediante il riconoscimento di un credito da utilizzare in compensazione dei debiti di imposta; in caso di figlia o figlio successivo al secondo, l’importo dell’assegno universale è maggiorato del venti per cento. L'assegno universale è riconosciuto a decorrere dal settimo mese di gravidanza e non concorre a formare il reddito complessivo.

Se l'assegno universale sarà "stralciato" dal provvedimento principale per andare subito in votazione in Parlamento, il resto delle misure è inserito in una legge delega che obbliga il governo a prendere provvedimenti legislativi per adottare tutte le misure previste nel Family Act.

C’è, ad esempio, un articolo ad hoc per le donne, le mamme. Le più svantaggiate, quelle che il più delle volte pagano un prezzo altissimo alla nascita di un figlio, fino all’abbandono del posto di lavoro. Proprio per contrastare questo "male", il ddl famiglia norma all’articolo 5 la delega al governo «per incentivare il lavoro delle madri e l’armonizzazione dei tempi». Tra le norme più significative che il governo punta a introdurre, c’è quella che prevede «un’indennità integrativa della retribuzione per le madri lavoratrici erogata dall’Inps, per il periodo in cui rientrano al lavoro dopo il congedo obbligatorio». Si delega inoltre il governo a prevedere «una percentuale di detraibilità ovvero la deducibilità delle spese per addetti ai servizi domestici e all’assistenza di familiari assunti con contratto di lavoro subordinato, tenendo conto dell’applicazione di indici della situazione economica equivalente delle famiglie», dunque bonus colf e baby sitter. E viene inoltre prevista una forma di retribuzione - seppur parziale - dei congedi di malattia per i figli, che attualmente non viene pagato al genitore che ne usufruisce per assistere il piccolo malato.

Niente più corse a perdifiato per arrivare in tempo o liti in famiglia per chi dovrà sacrificare il lavoro per il colloquio con il prof di matematica. Il family act prevede infatti un congedo parentale ad hoc. Il testo delega infatti il governo a «prevedere, previo preavviso al datore di lavoro, il diritto dei genitori lavoratori di usufruire di un permesso retribuito, della durata di almeno 5 ore nell’arco dell’anno, per recarsi al colloquio con i professori e partecipare in maniera attiva al percorso di crescita delle proprie figlie e figli».

L'obiettivo è anche dare una mano alle famiglie anche per le attività ludiche dei figli, intese come gite scolastiche, ma anche attività fisica, cinema, mostre e teatro. L’articolo 3 del disegno di legge introduce una delega al governo per il riordino delle misure di sostegno all’educazione dei figli. In un passaggio del testo si indirizza il governo ad adottare misure volte a «sostenere le famiglie per le spese sostenute per gite scolastiche, iscrizione annuale e abbonamento ad associazioni sportive, palestre, piscine ed altre strutture ed impianti sportivi destinati alla pratica sportiva, corsi di lingua e di arte e musica». E ancora: «sostenere le famiglie per l’acquisto di biglietti per rappresentazioni teatrali e cinematografiche e altri spettacoli dal vivo, libri, ingresso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche e parchi naturali». Naturalmente, forme di sostegno sono previste anche «per le spese sostenute per l’acquisto di libri scolastici, richiesti dal percorso scolastico frequentato, e di supporti informatici per ciascuna figlia o figlio a carico che frequenta la scuola secondaria di primo o di secondo grado e che non gode di altre forme di sostegno per l’acquisto di testi scolastici».

Buone notizie per i neo papà, che avranno diritto a un congedo parentale obbligatorio di 10 giorni minimo alla nascita di un figlio. Il congedo dovrà inoltre essere «concesso a prescindere dallo stato civile o di famiglia del genitore lavoratore» e non potrà essere «subordinato ad una determinata anzianità lavorativa e di servizio».

Dovrebbero essere previste poi detrazioni fiscali dei libri dei figli all’università, ma anche dell’affitto dei fuorisede. «Sostenere le famiglie, mediante detrazioni fiscali delle spese documentabili sostenute per l’acquisto di libri universitari per ciascun figlio o figlia maggiorenne a carico, iscritto ad un corso universitario, che non goda di altre forme di sostegno per l’acquisto di testi universitari - si legge infatti nel testo - sostenere le famiglie, mediante detrazioni fiscali delle spese documentabili relative al contratto di affitto di abitazioni per le figlie e i figli maggiorenni iscritti ad un corso universitario».

L'unica perplessità arriva dalle risorse. Nel ddl si legge infatti che lo stanziamento sarà integrato i fondi provenienti "dall'abrogazione o dalla modifica delle misure a sostegno, anche a natura fiscale, delle famiglie e della genitorialità vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge". C'è il rischio, insomma, che si trasformi tutto in una partita di giro.

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