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Caos scuola, nessun piano per settembre e i genitori fanno i prof

 Lucia Azzolina

Alberto Di Majo
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La missione è complicata, non c'è dubbio. Ma non impossibile, considerato che le scuole hanno riaperto in tutti i Paesi europei. Eppure né la ministra Lucia Azzolina né i consulenti della sua task force hanno costruito un piano per far tornare in classe gli studenti. Anzi, nell'ultimo giorno di scuola c'è stata anche la beffa: lo sciopero di alcuni sindacati del settore. Tanto per ricordare che le decisioni che il ministero "non" ha preso non vanno bene comunque. Siamo al surreale.

E pensare che negli ultimi mesi le videolezioni sono state soltanto volontarie (ci sono stati insegnanti che non le hanno mai svolte, eppure sono stati pagati come sempre). Di conseguenza ai genitori, già in difficoltà per il lavoro, è caduta sulla testa pure la tegola dei compiti da far svolgere ai figli piccoli (si poteva fare meglio che prevedere un congedo parentale di quindici giorni al mese pagati al 50 per cento dello stipendio).

Vabbè, il peggio è passato (almeno speriamo). Eppure nelle ultime dodici settimane, che non sono poche, il ministero dell'Istruzione non ha messo in piedi nessun piano per la ripartenza. La confusione regna a Viale Trastevere: si è passati dalla necessità, ribadita più volte dalla ministra Azzolina, di allargare gli spazi nelle scuole, prevedendo lezioni in cortili, giardini e luoghi alternativi reperiti con la collaborazione di enti locali, associazioni culturali e affini, al "tutti in classe a settembre", subito smentito da presidi e professori. Perché lo stanziamento per gli istituti (in media 38 mila euro ciascuno) non sarà sufficiente per adempiere ai compiti di sanificazione, riorganizzazione, ristrutturazione degli edifici, ampliamento delle classi, rinnovo dei banchi (passando dai doppi ai singoli) e tutte le altre cose previste dalle prescrizioni.

Ma, niente paura, ha ancora una volta assicurato la Azzolina, le scuole riapriranno a settembre. Come non si sa. E se gli esperti hanno avanzato l'idea di creare nelle aule delle "scatole" di plexiglas per evitare il contatto tra gli stidenti, il ministro, dopo alcuni giorni di polemiche, ha smentito: "Non ci saranno gabbie". Nel frattempo i genitori si sono fatti carico di tutto (magari un ringraziamento da parte della Azzolina e della sua vice, ormai fantasma, Anna Ascani, sarebbe doveroso).

 

 

Intanto nel resto d'Europa le lezioni sono riprese. In Francia le primarie hanno riaperto gradualmente l’11 maggio, le secondarie due settimane dopo. Le classi non superano i 15 studenti e dagli 11 anni si deve mettere la mascherina. 

In Germania gli istituti hanno accolto gli alunni  dell'ultimo anno della scuola secondaria dal 27 aprile, poi tutti gli altri. La Danimarca è stata il primo paese a ricominciare le lezioni: i bambini sono stati divisi in gruppi di 12 studenti. I primi di giugno hanno riaperto tutte le scuole nei Paesi Bassi mentre in Austria i maturandi sono tornati sui banchi il 4 maggio, gli altri dal 18 maggio. Da noi ancora niente. Solo proposte lanciate e bocciate nel giro di pochi giorni. In attesa di settembre.

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