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Manine e sospetti, ora Conte evoca il complotto: pezzi di Stato contro di me

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Giuseppe Conte si sente accerchiato e sfoga i suoi sospetti: pezzi di Stato contro di me. A svelare i sospetti del premier sempre più isolato a Palazzo Chigi è il Corriere della sera che in un retroscena dipinge un Conte che evoca "manine" e complotti: "C’è un pezzo di Stato che rema contro le riforme e contro il governo". le parole attribuite al premier. 

L'avvocato del popolo sarebbe deluso dal Pd di Nicola Zingaretti, che pure lo ha blindato, ma anche di suoi esperti. Il piano di Vittorio Colao, super-commissario che avrebbe dovuto illustrare al governo la strada maestra per uscire dalla crisi, secondo le fonti citate dal Corsera sarebbe stato giudicato poco concreto seppur "pieno di buone intenzioni".

 

 

A legare le mani del premier la macchina burocratica dello Stato, lamenta Conte secondo la ricostruzione. Il premier è stanco "dei ritardi dei ministeri, degli ostacoli frapposti ai pareri che ha chiesto, delle resistenze molteplici che sta incontrando il suo decreto legge su semplificazioni, appalti e infrastrutture". Insomma, gli remano contro... Come nel caso degli inviti alla video-conferenza che Conte avrebbe chiesto a al presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e al presidente del Parlamento Ue David Sassoli con premi Nobel ed economisti. Sindacati e Confidustria, per esempio,  sarebbero rimasti fuori. E intanto suigli Stati generali dell'economia è buio fitto. 

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