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Prove di regime in corso. Digos contro il centrodestra

Andrea Amata
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Senza effettive misure di sostegno economico il Paese rischia di diventare una polveriera che, a contatto col primo tizzone di ribellismo organizzato, può divampare, ustionando il clima sociale. Il premier Conte con le sue conferenze stampa straripanti di annunci declinati al futuro, adottando una tecnica di comunicazione che smercia morfina informativa in una sorta di terapia del dolore sociale, pare alienato dal presente gravido di criticità.

Conte ha approfittato dell'emergenza pandemica per applicare una torsione verticalizzante in senso monocratico dell'incarico che ricopre pro tempore, limitando le libertà e narcotizzando la dialettica politica in nome della sicurezza sanitaria nazionale. Senza il virus «made in China» il governo non avrebbe avuto modo di blindarsi nel Palazzo. Con la contrazione della curva epidemica è subentrata la necessità di rimodulare la narrazione in chiave di emergenza economica nel tentativo di reimpiegare l'anestetico politico e accusare di sottrarsi alla responsabilità della collaborazione chi si oppone al conformistico schema rossogiallo, che per giunta ignora i suggerimenti della controparte.

La straordinarietà della pandemia ha giustamente consigliato alle forze politiche di deporre la dialettica fiammeggiante per convergere verso una tregua implicita nell'attesa che i dati epidemici venissero ricondotti a statistiche fisiologiche. Il trend in atto ci fa tirare un sospiro di sollievo dopo mesi di sacrifici collettivi, ma non è plausibile reiterare l'ibernazione del confronto politico nella fase post Covid. Il virus è materia di competenza specialistica e non esiste una risposta al suo incedere che abbia una connotazione ideologica, mentre la ricostruzione economica legittima l'espressione e la differenziazione di visioni politiche che non possono subire la scomunica preventiva in nome di un interesse nazionale di cui si fa interprete monopolistico e paternalistico il sedicente avvocato del popolo di Volturara Appula che è, peraltro, sprovvisto del mandato popolare. Non è eversiva la richiesta di tornare a libere elezioni per selezionare la proposta politica più confacente agli interessi nazionali, semmai diventa usurpazione di Stato la resistenza coriacea di eludere la volontà popolare per perpetuare un assetto di potere che si sta dimostrando mediocre e incapace di disegnare una strategia che abbia prospettive di sicurezza per il Paese. Se il voto avesse avuto un dispositivo antitaccheggio, che trilla quando il suo pronunciamento viene depredato, saremmo da tempo infastiditi dall'assordante brusio di ammonimento al saccheggio democratico.

 

Il governo rappresenta una sommatoria di debolezze politiche che antepongono la loro sopravvivenza a quella del Paese, che non può ulteriormente soggiacere alle convenienze dei Renzi, dei Zingaretti e dei Di Maio che pur di scampare al voto degli italiani ne prolungano l'agonia. Il quotidiano Repubblica ha reso noto che la Digos starebbe ispezionando i filmati della manifestazione romana del centrodestra per applicare eventuali provvedimenti alle violazioni delle norme di sicurezza. La leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni ha reagito alla notizia dichiarando che «le multe arriveranno a noi perché siamo scomodi al regime. E come tutti i regimi, anche questo pensa di poter utilizzare la polizia per intimorirci». Chissà se la polizia sta visionando le immagini degli assembramenti verificatisi in occasione della visita del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, a Codogno. O esiste un affollamento sano, morale e virtuoso per alcuni ed uno scellerato, dannato e malefico per altri? Secondo la sinistra è evidente l'esistenza di due pesi e due misure, giudicando situazioni analoghe in modo diverso.
 

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