Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

2 giugno, in piazza la sfida del centrodestra a Conte

Pietro De Leo
  • a
  • a
  • a

I simboli sono tanti, in questo 2 giugno in cui il centrodestra si ritrova, a Piazza del Popolo a Roma. E’ la data, innanzitutto, ricorrenza di unità nazionale, quest’anno monca della sfilata delle forze armate ai Fori Imperiali. E’ quel mega striscione tricolore di 500 metri, che ricorda, per chi ha buona memoria, quello, immenso, che attraversò Roma il 2 dicembre 2006, quando i tre partiti del centrodestra, in  un’altra era geologica si ritrovarono “contro il governo delle tasse” guidato da Romano Prodi. Ora, per quanto ridotto in scala, è tutto un po’ simile ma anche molto più drammatico.

Se Conte, vuoi per provenienza accademica, vuoi perché è un premier senza partito, un po’ ricorda Prodi, oggi non si protesta non si solo contro “le tasse”, ma contro una slavina economica che rischia di asfaltare definitivamente il ceto medio. E c’è anche tanto colore, nei pochi metri che separano piazza del Popolo a Largo dei Lombardi, dove il Segretario della Lega Matteo Salvini, la Presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e il vice presidente di Forza Italia Antonio Tajani hanno chiuso l’iniziativa. Niente comizi, nemmeno brevi, ma dichiarazioni alla stampa, con i tre leader confinati in un piccolo recinto di transenne.  Però, vuoi l’incazzatura diffusa contro il governo, vuoi la “carnalità” delle leadership di oggi gli schemi della disciplina sono un po’ saltati. Nonostante, per esempio, Giorgia Meloni si sottragga ai selfie. Arrivata all’ultimo minuto proprio per evitare assembramenti, si ritrova nell’area protetta con Antonio Tajani e Matteo Salvini, prima che il mini-corteo parta. Però già da questa mobilitazione ridotta in scala si intuisce qual è l’umore del popolo di centrodestra. Lo si intuisce dai cori, innanzitutto Inno d’Italia, come d’ordinanza, e poi un collettivo “vaffa” a Conte, la richiesta di “elezioni-elezioni”, e i nomi dei leader, scanditi rumorosamente. Matteo, Giorgia, sì. Ma anche un “Silvio-Silvio”. Il leader di Forza Italia per precauzione non ha lasciato la Provenza ma, come ha detto più volte Antonio Tajani negli scorsi giorni, “è presente politicamente”.

Dunque il centrodestra si ritrova, segno che al di là dei temi europei su cui sono lampanti le diverse sensibilità, sugli obiettivi di fondo c’è piena condivisione di intenti. E proprio dalla coalizione dei conservatori e dei moderati arriva la richiesta all’Esecutivo di dare compimento all’appello di Mattarella di non alimentare le contrapposizioni. "Il governo ascolti l'appello del capo dello Stato Mattarella" dice  Tajani, conversando con i giornalisti al termine del piccolo corteo che si è svolto tra piazza del Popolo e Largo dei Lombardi a Roma. "Non abbiamo -ha spiegato l'eurodeputato azzurro- nessun intento divisivo ma vogliamo fare proposte concrete per dimostrare ai tanti italiani in difficoltà che non sono soli". Tajani osserva che  “il punto di partenza è il confronto con le categorie produttive”.

A questo proposito "  "ci sono grandi opportunità anche dall'Europa. Ci sono 200-255 miliardi che potremmo utilizzare. Il progetto per il rilancio del paese - ha chiarito - lo si scrive in parlamento, non lo scrive solo la maggioranza ma con le opposizioni ascoltando tutte le categorie produttive che hanno lanciato un grido di dolore a cui abbiamo risposto positivamente giorni fa. Dobbiamo farci carico dei loro problemi” . Secondo Giorgia Meloni, l’iniziativa del centrodestra dimostra che "C'e' un Italia che non si arrende al declino”. Quanto all’iniziativa di ieri, spiega: "Chiediamo al Governo di ascoltare questa piazza". Perciò, "Fuori le marchette, fuori le poltrone. Le risorse vadano ad aiutare le imprese a non chiudere e a chi rischia di sprofondare nella povertà. Tutto il resto non c'entra con la ripresa. Speriamo che ascoltando questa piazza si cambi passo e si riesca ad occuparsi davvero del destino della nazione”.  E punge, la Presidente di Fdi, anche l’ipotesi del Mes: “è una trappola”, osserva tranchant. Matteo Salvini, parla dell’iniziativa di ieri come il primo passo per per "costruire un percorso" che  "deve portare l'Italia lontano senza aspettare aiuti esterni".

Dunque è agli italiani "dimenticati e discriminati" che il centrodestra rivolge la sua rappresentanza. E prosegue, Salvini, facendo notare i pregiudizi che trapelano dalle misure del governo "verso l'impresa, i lavoratori autonomi, i professionisti”. Come se ne esce? Salvini spiega: "La ricetta della Lega e di tutto il centro destra è burocrazia zero e taglio delle tasse. Azzeriamo tutte le regole e i vincoli che renderebbero impossibile rilanciare il Paese". Anche il leader della Lega, poi, ha posto l’accento sulle parole diffuse l’altroieri dal Colle: "Siamo qua per risolvere i problemi, non per protestare, ma per proporre soluzioni. Speriamo che in parlamento Pd e 5 stelle ascoltino nei fatti l'appello del presidente della Repubblica". Dopo il giro di dichiarazioni, Giorgia Meloni e  Antonio Tajani lasciano subito largo dei Lombardi subito (e a malincuore secondo quanto filtra), non sottoponendosi al rito dei selfies e delle strette di mano per non alimentare il rischio assembramenti.  Salvini rimane,  ma si trattiene all’all’interno del “recinto”, prestandosi agli obiettivi degli smartphone. Finisce così, questo 2 giugno anomalo. Con il centrodestra che si dà appuntamento al 4 luglio, sempre a Roma, Circo Massimo.  

Dai blog