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Quanta ipocrisia contro il centrodestra. E la calca per Mattarella?

Nessuno ha usato la parola "assembramento" per la folla che si è accalcata per il capo dello Stato. Ma tutti si sono scagliati contro la gente che ha seguito Salvini, Meloni e Tajani

Franco Bechis
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La mattina del 2 giugno c'era una gran calca umana in via del Corso, l'arteria principale del centro di Roma. La folla più compatta era nel tratto finale che arrivava a piazza Venezia, anche perché qualche blindato della polizia impediva di uscire dalla via in direzione dei Fori romani perché in quel momento all' Altare della Patria il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella stava deponendo una corona al Milite Ignoto per la Festa della Repubblica. Magari qualcuno in quella folla era lì anche per applaudire il Capo dello Stato. I più però erano in attesa del passaggio delle Frecce tricolori che avrebbero salutato con le loro strisce di fumo rosse bianco e verdi e si accalcavano in via del Corso anche senza mascherine per filmarne con gli smartphone il festoso passaggio. Tutti noi giornalisti avevamo quelle foto in redazione, ma non le avete trovate su nessun quotidiano, perché ci sarebbe stato il rischio di fare vedere un evidentissimo e volontario assembramento non proprio protetto legato a un avvenimento cui stava partecipando il presidente della Repubblica (che ne era ovviamente inconsapevole). Invece sui principali quotidiani avete trovato fior di foto e fiumi grondanti di indignazione su quel che avveniva dall'altro capo di via del Corso: il flash mob organizzato dal centrodestra portando una lunghissima bandiera italiana fino a piazza del Popolo. In questo caso via del Corso era consentita solo ai rappresentanti del centrodestra, che avevano le mascherine ed erano ovviamente distanziati fra loro mentre reggevano di lato la grande bandiera italiana. Ma le transenne costringevano la gente che voleva vedere a stringersi solo su una parte di marciapiede.

A dire il vero il grosso di quella folla dietro le transenne era composta da giornalisti, fotoreporter e videomaker che lavoravano assiepati l'uno sull'altro proprio per quei media che il giorno dopo si sarebbero indignati per gli assembramenti. Tutti avevano le mascherine, ma ovviamente se le toglievano sia i giornalisti che i leader politici al momento di fare domande o pronunciare le risposte. 

Qualche ora più tardi immagini non dissimili in un contesto diverso sono state filmate a Codogno. Lungo le strade della cittadina dove le transenne costringevano ad assiepare la gente l'una contro l'altra per sventolare bandierine al passaggio del corteo di auto blu di Mattarella in visita speciale. Stessa calca della gente in piazza quando a piedi è passato il presidente della Repubblica a salutare. Questa foto è stata pubblicata sui principali quotidiani italiani, ma in nessun titolo e in nessun testo è mai comparsa la parola “assembramento” pur visibilissimo nelle immagini. Mentre in ogni titolo sulla manifestazione del centrodestra si stigmatizzava l'assenza di mascherine e l'assembramento. Persino un telegiornale di Stato ieri ha chiesto durante la sua conferenza stampa a Giuseppe Conte di commentare l'assembramento del centrodestra e lui con fare paternalistico ha spiegato che certo non più negare il diritto della gente a protestare visto che è in mutande e non ha ricevuto nulla dal governo, ma bisogna essere prudenti: “Dio non voglia che nasca un nuovo focolaio da lì”. Avete capito questo esercito di ipocriti? Se ti assembri a una manifestazione di Matteo Salvini rischi di provocare un nuovo focolaio di Covid-19, se invece accade la stessa cosa festeggiando Mattarella o le Frecce tricolori, ne acquisti in salute.

Da quel che dice e scrive questo esercito di ipocriti che vogliono darti lezione di vita a tutte le ore, questo virus deve essere molto di sinistra e molto governativo essendoci quattro sinistre insieme a reggere la baracca Italia in questo momento. Perché colpisce solo in caso di assembramenti di destra. E infatti lo stesso premier Conte non disse una parola quando in bel altro periodo e correndo ben altri rischi  a fine febbraio tutto il Pd ( e pure il sindaco di Milano, Beppe Sala) era in giro per la Lombardia a promuovere cene e aperitivi per dare coraggio alla gente e continuare la vita di sempre. Secondo uno dei più capaci virologi, quell' Andrea Crisanti che ha protetto da maestro il Veneto, il dramma del coronavirus in Lombardia ha origine in quella settimana di aperitivi e cene per tutti, che sarebbe la vera responsabile della violenta esplosione dei contagi. Allora tutti zitti, però il problema è un flash mob di Salvini e di Giorgia Meloni. 

Sono tutti in evidente malafede, e c'è anche un perché. Da tre mesi un governo che era chiaramente traballante e che faticava a vedere qualsiasi tipo di orizzonte ha scoperto grazie al virus l'ebrezza di un potere assoluto fondato sulla paura se non sul terrore degli italiani. E fino all'ultimo istante ha sperato di potere campare a lungo su quel terrore. Non ce l'hanno fatta, perché sono incapaci e non essendo riusciti a dare da mangiare a larga fetta degli italiani hanno dovuto arrendersi e riaprire l'Italia intera per paura che i morsi della fame da un momento all'altro diventassero morsi ai loro polpacci. Ma di un pizzico di quella paura hanno bisogno per stare al potere e prolungarlo, e continuano a scatenare virologi ed esperti scientifici che hanno lo stesso identico loro problema: tornare nell'anonimato da cui sono venuti. Maneggiando soldi e garanzie statali miliardarie da distribuire a capocchia, hanno sventato quel rischio “Mario Draghi” che pure aleggiava ed è improvvisamente scomparso perfino dalla agenda mediatica. Ma i fatti del 2 giugno hanno scoperchiato tutta la falsità e l'ipocrisia delle loro armi improprie. E vedrete che sempre più calerà la loro credibilità, perché la riapertura dell'Italia piano piano sta riaprendo anche gli occhi agli italiani.

 

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