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Palamara, da Giletti viene giù il Csm. E vuota il sacco su Salvini e i migranti

Giada Oricchio
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Luca Palamara, il magistrato sotto processo a Perugia per corruzione e rivelazioni di segreti d’ufficio, ha risposto alle domande di Massimo Giletti, conduttore di Non è l’Arena, il talk domenicale di LA7, sugli intrecci tra magistratura e politica emersi da migliaia di intercettazioni: “Prima di svolgere le funzioni al CSM, ho svolto il lavoro di pm in Calabria, poi sono arrivato a Roma e l’inchiesta che mi ha reso famoso è stata Calciopoli. Le correnti ci sono sempre state, fa comodo a qualcuno indicarmi come il male assoluto. So chi, ma non lo dico. Non volevo offendere Salvini, era solo un pensiero sintetizzato in maniera frettolosa”.

 

 

A “Non è l’Arena”, Massimo Giletti incalza, rintuzza, punge Luca Palamara, ma il magistrato si arrocca su un concetto ripetuto più e più volte: “Mi chiamavano tantissime persone per la mia funzione di rappresentanza, non per il compimento di atti illeciti, ma perché la mia mediazione avrebbe smussato gli angoli. Non c’è un solo Luca Palamara, ce ne sono tanti però il trojan nel telefono lo hanno messo solo a me”. Giletti chiede: “Perché la chiamavano per avere una nomina in Cassazione? Il caso Sturzo, le sembra normale?” e Palamara: “Quando ci sono tante domande per un solo posto è inevitabile che i curriculum dei magistrati siano paritari quindi la scelta è difficile. Si cerca di avere un contatto diretto con il consigliere. Avevamo tanti esponenti delle correnti che stazionavano fuori alla stanza a perorare la loro causa. Ma non dobbiamo demonizzare tutto, i cittadini devono essere rassicurati che nei posti più importanti ci sono le persone più importanti. E’ vero però che chi non appartiene alle correnti è penalizzato”.

 

 

Giletti lo dice chiaramente: “Sembra il mercato delle vacche”, ma il togato: “Non risponde a verità. Nessun suk delle nomine o mercato. E’ stato il carrierismo sfrenato a portare a questa situazione. Oggi devo essere io a giustificare le 1000 nomine però se avessero messo il trojan ai miei colleghi avrebbero trovato gli stessi accordi fisiologici. Lotti era inquisito? Non posso entrare nel merito di alcuni colloqui a causa dei procedimenti disciplinari a mio carico.  Io ho commesso un doppio errore di sottovalutazione: non sapevo che vestivo i panni dell’indagato e non avevo valutato bene il ruolo di Lotti alla Procura di Roma credendo fosse già finita. Se mi sentivo onnipotente? No, la mia attività era finalizzata a rappresentare le esigenze dei colleghi. La rottura con il giudice Pignatone? Per me era un punto di riferimento, ma ci sono state situazioni sulla mia persona che mi hanno amareggiato e mi sono allontanato”.

Luca Palamara respinge anche l’accusa di essere il grande nemico di Di Matteo: “Smentisco categoricamente di essere un suo nemico e la sua promozione mancata nel 2016 è stata un aspetto deteriore del correntismo. Non l’ho fatto fuori io, c’erano tre posti e ogni corrente del CSM scelse il suo candidato, i nomi furono ratificati dal plenum, non da Luca Palamara. Però ho trovato eccessivo che Di Matteo abbia detto che usiamo metodi mafiosi”. Massimo Giletti vuole saperne di più delle chat in cui Palamara dice: “Anche se ha ragione, Salvini va fermato” e il giudice non appare convincente: “Quando comunicavo lo facevo in base all’art.11 della Costituzione cioè pensando che fossero telefonate private, ma ci sono situazioni, come in questo caso, in cui un giudizio espresso in maniera frettolosa o sintetica o errata diventa di dominio pubblico. Ora riconosco che era sbagliato, non rispecchiava il mio pensiero. Anche quelle su Salvini, l’espressione sintetizzava in maniera frettolosa un ragionamento. Quando l’intercettazione viene fuori è decontestualizzata. Nella comunicazione stringata si tende a strozzare i concetti. In effetti l’immigrazione è un tema sensibile all’interno della magistratura, c’è un attento dibattito politico. Il senso della frase era che i magistrati andavano tutelati comunque, la magistratura faceva quadrato intorno a se stessa, non c’era l’intento di offendere Salvini. Sa Giletti, la politica delega ampi settori alla magistratura pensando di risolvere i problemi, ma non è così”.

Palamara non si sbilancia sui motivi della nomina di Basentini al DAP al posto di Di Matteo, mentre sulla frase del giudice Davigo a “Piazza Pulita” (“non ci sono intercettazioni che mi riguardano pur essendo stato in macchina con Palamara”), il pm è laconico: “Non posso parlare di quello che potrebbe essere il mio giudice disciplinare, posso solo confermare che eravamo insieme a quel convegno e io mi offrì di dargli un passaggio. Perché il trojan nel mio telefono non ha funzionato? Non rispondo”. Su Raoul Bova e i vip intercettati, continua ad aggiungere poco: “Io ero convinto di non aver mai commesso fatti illeciti e di non aver mai preso 40.000 euro per una nomina, non sapevo di essere un indagato. Chi ha attivato il distanziamento sociale si è salvato dal trojan, chi è rimasto vicino è finito nelle intercettazioni”.

 

 

Luca Palamara chiarisce che l’accusa di corruzione per la nomina di Longo a Gela è caduta perché non si è mai verificata, così come non si è verificato il pagamento di 40.000 euro: “E’ rimasto in piedi l’accusa di una ristrutturazione e di alcuni viaggi pagati”. Ma qui Giletti lo mette in difficoltà: “A proposito della ristrutturazione, mi conferma che la casa di questa donna era al Fleming? A me risulta che la ristrutturazione sia avvenuta in Via Courmayer, altra zona di Roma”, Palamara non risponde nel merito: “Io non me lo spiego. Si tratta di una veranda di 3 metri per 3, i lavori li ha fatti direttamente la proprietaria”. L’ultima domanda del giornalista è: “Cosa ha sbagliato e come si recupera la credibilità?”, “Nella vita si sbaglia, non rinnego le amicizie. Si può pagare un forte stress emozionale, adesso deve venire il bene della magistratura. A Perugia sarà un bagno di sangue e usciranno altri nomi se si va a dibattimento? Io mi difenderò con tutti gli strumenti che l’ordine giuridico mi mette a disposizione” è la promessa finale di Palamara.

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