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Così il dl liquidità ha fatto flop

Ignazio Visco

Visco si toglie il sassolino dalla scarpa: legge non chiara che espone le banche a reati. Ecco perché i fidi non arrivano

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Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corso delle sue Considerazioni finali si è tolto qualche sassolino dalle scarpe contro le poderose misure di Conte per sostenere l’economia. Il numero uno di via Nazionale ha difeso le banche italiane. Accusate in questi giorni di negare fidi alle imprese e di allungare i tempi di erogazione con complicazioni burocratiche e cavilli. Un atteggiamento che, secondo Visco, è però figlio del quadro legislativo. Dunque dell’impianto del decreto liquidità che non è ancora stabilizzato. Una frase elegante che cela la ragione per la quale i soldi non arrivano come dovrebbero alle aziende. E cioè che sono le norme pensate male e scritte peggio dall’esecutivo a non far funzionare il meccanismo.

 

 

Il rilievo del Governatore acclara quanto evidente dalle lamentele delle imprese e cioè che il decreto a oggi sia un autentico flop. Il perché Visco lo ha spiegato così: «In assenza di esplicite previsioni normative, le banche che omettono la valutazione del merito di credito si espongono al rischio di commettere reati». Tradotto: gli istituti non possono dare soldi senza controlli perché rischiano troppo a causa dell’incertezza normativa. Non solo «gli intermediari sono anche tenuti a effettuare, come è giusto, i controlli previsti dalla legislazione antimafia e da quella antiriciclaggio, che presidiano rischi notevolmente aumentati nei mesi dell’emergenza» ha precisato Visco mettendo in evidenza anche la evidente contaminazione dell’economia legale da parte delle mafie. Un affondo pesante quello dell’inquilino di Palazzo Koch che non ha perso comunque l’ottimismo nella possibilità di migliorare l’affinamento delle procedure...

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