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Coronavirus, altolà alla movida. Zaia annuncia lo spot con regole happy hour

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Le piazze che tornano a riempirsi di giovani all'ora dell'aperitivo sono un segnale di una rinascita del Paese, ma c'è modo e modo per recuperare gli spazi, anche se dopo oltre due mesi di lockdown. Un caldo appello a mettere il freno alla movida arriva dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e da altri esponenti di governo. Il motivo, d'altronde, è presto detto. Non da oggi ma da diverse settimane, infatti, il rischio della risalita della curva dei contagi viene sottolineato da più parti, visto che il coronavirus non è stato definitivamente sconfitto e un vaccino non c'è ancora. Già prima dell'inizio della piena fase 2, l'inquilino di Palazzo Chigi aveva chiarito a più riprese che non può essere un liberi tutti. Le foto e i video dei ragazzi che sorseggiano cocktail, in arrivo da Nord a Sud, sono un campanello d'allarme. Un punto su cui si trovano d'accordo anche gli amministratori locali. E c'è chi come il governatore del Veneto, Luca Zaia, coglie l'occasione del punto stampa sull'emergenza coronavirus per annunciare uno "spot con le regole per l'happy hour". "Sarà un po' crudele - chiarisce - mi criticheranno ma a me interessa solo salvare la vita dei veneti". Sulla stessa lunghezza d'onda le parole del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, secondo cui "dobbiamo riacquistare la libertà passo dopo passo, non possiamo farne cinque in un colpo solo, rischiamo di perdere quello che abbiamo guadagnato fino ad ora". È anche vero che la polemica sulle immagini (più o meno zoommate) dei Navigli di alcune settimane fa hanno già fatto irritare il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che interviene anche sulla ritrovata vena di brindare nella città dell'happy hour per eccellenza. "Io - è il pensiero dettato a Rai Radio2 - sono stato il primo a riprendere un po' i ragazzi, anche se non dobbiamo personalizzare su di loro, e richiamarli all'attenzione e al comportamento". Per Sala, in ogni caso, "questa della riapertura è un buon investimento per tutti e ci serve. Da qua a dire che bisogna immaginare di chiudere direi di no, mi sembrano casi ancora limitati". C'è di più. Infatti, il numero uno dell'Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, avverte: "Noi conosciamo e viviamo le difficoltà che vivono i cittadini così come gli operatori del commercio. E poi siamo noi sindaci a dover far rispettare quelle regole". L'innalzamento della soglia dell'attenzione per gli assembramenti soprattutto di giovani, nelle zone più calde della movida cittadina, è comune. "Sono preoccupato io, sono preoccupati i miei colleghi - dice Decaro - perché, di fatto, il nuovo decreto ha dato una sensazione di 'liberi tutti'". L'Italia, a suo dire, si trova di fronte ad un aut aut: "Ora o ciascuno di noi, a cominciare dai ragazzi, interpretiamo questa libertà con senso di responsabilità, applichiamo le regole sul distanziamento sociale, pensiamo al fatto che comportamenti irresponsabili mettono a rischio non solo la nostra salute individuale ma anche quella delle persone più fragili che abbiamo care, oppure saremo costretti a chiudere di nuovo i locali, con il danno anche economico che questo comporterebbe".

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