Cecilia Sala, “riportiamola a casa presto”. Meloni e Tajani in prima linea per la giornalista arrestata
"È in buona salute, è in una cella da sola, a differenza della giovane Alessia Piperno che invece era in cella con altre persone che non parlavano nessuna lingua se non la loro". Sono queste le condizioni di prigionia, riportate dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, della giornalista Cecilia Sala, arrestata il 19 dicembre in Iran e da allora detenuta nel famigerato carcere di Evin. Sul caso della reporter si sta muovendo la Farnesina che ha ribadito la richiesta di "discrezione e riservatezza" per favorire le trattative diplomatiche. Palazzo Chigi ha fatto sapere di aver attivato "tutte le possibili interlocuzioni per riportare a casa al più presto la giornalista", mentre la premier Giorgia Meloni sta seguendo "la complessa vicenda con costante attenzione".
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Per la giornalista 29enne intanto si è attivato il web con l'hashtag che circola sui social #FreeCecilia, lanciato da Chora Media, la piattaforma di podcast per cui Sala lavora, e ripreso da numerose persone, tra cui molti giornalisti, politici, attivisti e personalità del mondo dello spettacolo. Tutti sono in apprensione per Sala che avrebbe dovuto rientrare in Italia il 20 dicembre, allo scadere di un visto giornalistico di 8 giorni. Alla vigilia del suo rientro è stata però prelevata a Teheran dalle autorità iraniane che le hanno concesso solo 2 telefonate alla famiglia e al compagno, il giornalista del Post Daniele Raineri. Solo venerdì, 8 giorni dopo il suo arresto, ha potuto ricevere la visita dell'ambasciatrice Paola Amadei.
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Nonostante restino ancora sconosciute le accuse contro la reporter, si teme che la sua vicenda sia legata all'arresto dell'iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, avvenuto il 16 dicembre all'aeroporto di Milano Malpensa su mandato degli Stati Uniti. Washington avrebbe già formalizzato la richiesta di estradizione del 38enne difeso dall'avvocato Alfredo De Francesco e spetta ora alla Corte d'Appello di Milano prendere una decisione. Nonostante Tajani abbia escluso che l'arresto di Sala sia una ritorsione di Teheran, invitando a diffidare delle "dietrologie inutili" di chi sospetta si tratti di un caso di 'diplomazia degli ostaggi', la detenzione di Najafabadi, attualmente nel carcere di Opera, resta una questione delicata. Secondo l'accusa mossa dalla giustizia statunitense e da lui respinta, il cittadino iraniano con permesso di soggiorno temporaneo in Svizzera, avrebbe fornito al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche componenti elettroniche per la costruzione di droni.