Cecilia Sala "è in buona salute", governo al lavoro per riportarla a casa. Chi aveva intervistato prima dell'arresto
Cecilia Sala è "in buona salute" e il governo italiano sta lavorando "in maniera davvero molto intensa" e "con grande discrezione" per riportarla a casa. Lo ha detto a Rai News il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a proposito dell’arresto a Teheran della giornalista italiana. Il titolare della Farnesina ha sottolineato la necessità di osservare la "massima riservatezza sulla vicenda" come accadde per Alessia Piperno, la travel-blogger arrestata in Iran nel 2022 e poi rilasciata dopo 45 giorni di detenzione nel carcere di Evin, lo stesso in cui ora è rinchiusa Sala. Tajani ha precisato che la giornalista è "detenuta in una situazione tranquilla, è sola in una cella" e del suo caso è informata anche la premier, Giorgia Meloni. "Non possiamo dire altro al momento, stiamo monitorando la situazione con molta attenzione", ha aggiunto il titolare della Farnesina, precisando che al momento non si conoscono i capi di imputazione della giornalista.
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Sulle condizioni della giornalista di Chora Media e del Foglio, trapela anche che l'ambasciatrice d'Italia in Iran, Paola Amadei, ha effettuato una visita consolare per verificare lo stato di detenzione e tra le due c'è stato un abbraccio. Sala è complessivamente in buone condizioni. L'ambasciata ha avviato le procedure con le autorità iraniane per consegnarle generi di conforto e prodotti per l'igiene personale. In accordo con i genitori della giornalista, la Farnesina invita alla massima discrezione la stampa per agevolare una veloce e positiva risoluzione della vicenda. Le autorità italiane, fin dai momenti immediatamente successivi all'arresto, sono al lavoro per il suo rilascio.
Sulle circostanze dell'arresto, Chora Media in una nota spiega che Sala "è stata arrestata a Teheran giovedì 19 dicembre ed è in carcere, in una cella di isolamento, da una settimana. È stata portata nella prigione di Evin, quella dove vengono tenuti i dissidenti, e il motivo del suo incomprensibile arresto non è ancora stato formalizzato". "Cecilia - prosegue la nota - era partita il 12 dicembre da Roma per l'Iran con un regolare visto giornalistico e le tutele di una giornalista in trasferta. Aveva fatto una serie di interviste e realizzato tre puntate del suo podcast Stories di Chora News. Sarebbe dovuta rientrare a Roma il 20 dicembre, ma la mattina del 19, dopo uno scambio di messaggi, il suo telefono è diventato muto". A quel punto "ci siamo preoccupati e, insieme al suo compagno, il giornalista del Post Daniele Raineri, abbiamo allertato l'Unita di Crisi del Ministero degli Esteri".
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"Poche ore più tardi il suo telefono si è riacceso: Cecilia ha chiamato sua madre e le ha detto che era stata arrestata, portata in carcere e che aveva avuto il permesso di fare una breve telefonata. Non ha potuto dire altro. Da quel momento è cominciata l'attività delle autorità italiane, in cui riponiamo tutta la nostra fiducia e con cui siamo in costante contatto, per capire cosa sia successo e per riportarla a casa. Solo dopo otto giorni, venerdì 27 dicembre, Cecilia ha potuto ricevere la vista in carcere dell'ambasciatrice italiana a Teheran". "Per le prime 24 ore - ricostruisce Il Post sul suo sito - Sala è stata tenuta in custodia senza possibilità di comunicare con nessuno. Poi le hanno permesso di fare due telefonate, una alla famiglia e una al suo compagno, il giornalista del Post Daniele Raineri. Durante le telefonate, Sala ha detto di stare bene e di non essere ferita. È possibile che abbia dovuto leggere un testo scritto, perché ha usato alcune espressioni che non suonano naturali in italiano, ma sembrano più una traduzione dall'inglese. Non le è stato permesso di dare altre informazioni".
Prima dell'arresto, Sala si trovava in Iran da una settimana. Aveva raccontato nel suo podcast storie sul patriarcato nel Paese e sulla comica iraniana Zeinab Musavi, arrestata dal regime per alcuni sketch. Aveva anche intervistato Hossein Kanaani, uno dei fondatori delle Guardie rivoluzionarie.