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Tomaso Montanari lancia la settimana corta multiculturale. L'ultima della sinistra

Gianfranco Ferroni
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Tomaso Montanari sa cosa bisogna fare per ottenere le prime pagine. E anche come diminuire le giornate dedicate all’occupazione (nel senso della presenza dei docenti in aula, lasciando in pace gli studenti che passano le notti insonni tra sesso, droga e rock’n roll), meglio del rifondatore comunista Fausto Bertinotti che ha sempre promosso «la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario», ovvero l’utopia parassitaria al potere. Nell’Università per stranieri di Siena, con decreto del rettore, ovvero Montanari, è stato deciso che il 10 aprile non si terranno lezioni «in segno di condivisione per la grande festa islamica della rottura del digiuno del Ramadan». Poteva bastare? Evidentemente no. Ed ecco che lo stesso rettore allarga la sua visuale, con la chiara «intenzione di sospendere» la didattica anche «venerdì 11 ottobre, Kippur, a un anno dalla strage del 7 ottobre. La nostra missione statutaria è costruire il multiculturalismo, e contribuire alla pacifica convivenza tra i popoli: ci sembra una missione oggi particolarmente urgente».

 

Nel suo decreto Montanari richiama anche lo statuto dell'ateneo e spiega che «uno degli obiettivi del mandato rettorale è la costruzione di relazioni» oltre i canali diplomatici, le «logiche di appartenenza» e «le strategie colonialistiche o promozionali per costruire una cittadinanza mondiale». Perché «Il messaggio deve essere forte e chiaro: il nostro contributo alla ridefinizione di una "identità" occidentale è anche quello di affermare chiaramente che la cultura islamica non è nemica, non è una minaccia. È vero: riconoscere una festa religiosa è forse un atto imperfetto, parziale. Ma rientra nel codice convenzionale per cui l'università italiana sospende le lezioni per l'Immacolata Concezione di Maria o per l'Epifania del Signore. Ecco: vogliamo aprire un varco in questo codice confessionale, chiuso e autoreferenziale. Nel prossimo futuro, come comunità accademica dovremo trovare altri segni visibili di pluralità e inclusione. In questo tremendo 2024, tuttavia, è doveroso e urgente dare un segnale di amicizia, solidarietà, condivisione a una comunità terribilmente colpita».

 

Ecco l’idea di Montanari, da adottare in tutti i luoghi dedicati all’insegnamento, e quindi non solo nelle aule universitarie: la settimana corta, dal lunedì al giovedì, per non dare fastidio ai fedeli delle religioni che hanno, chi nel venerdì, chi nel sabato e chi nella domenica, il loro giorno dedicato al riposo e alle visite nei luoghi di culto. Con indubbi vantaggi ambientali ed economici, facilitando il ritorno a casa dei fuori sede nelle loro località di origine: meno levatacce all’alba per conquistare un posto in prima fila nell’aula del docente vip, meno trasporti pubblici per gli studenti, più tempo per studiare a casa, meno spese per il riscaldamento nelle scuole e negli atenei.

A Roma c'è da dire che nella Ztl «de sinistra» (centro e Parioli) hanno già adottato la settimana che finisce giovedì in tarda mattinata, «pevché i domestici nel pomeviggio di quel giovno non ci sono, e noi ce ne andiamo al mave a Capalbio, anche quando fa fveddo». Tutto a posto, la settimana corta «alla Montanari» può diventare un grido di battaglia per difendere ogni tipo di credo, con il plauso di Elly Schlein e di tutto il Pd: certo, se salta fuori all’improvviso una religione che festeggia di lunedì, o di giovedì, allora sì che diventa un problema...

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