Covid, Bassetti: la Commissione d'inchiesta "dovrà valutare le decisioni politiche"
L’obiettivo della Commissione parlamentare d’inchiesta Covid non deve essere quello di crocifiggere qualcuno, ma di imparare per il futuro, affinché, se dovesse arrivare una nuova emergenza, non ci trovi più impreparati. E non capisco questa avversione da parte di una certa politica, che ha paura di finire sul banco degli imputati. Perché è chiaro che è stata la politica a prendere le decisioni fondamentali ed è giusto che si assuma le proprie responsabilità. Diverso se qualcuno ha sbagliato qualcosa in qualche ospedale. Lì è la Procura che deve accertare se sono stati sperperati soldi pubblici». Commenta così l’apertura del fascicolo a Parma Matteo Bassetti, primario di Infettivologia al San Martino di Genova.
Professor Bassetti, se le chiedessi di fare un salto nel passato al suo reparto di quattro anni fa?
«Era un delirio, una fase in cui più che escludere bisognava includere. C’era bisogno dell'aiuto di tutti. Io mi ricordo che cercavamo di trovare laboratori, oltre a quelli che già avevamo. Non ne abbiamo escluso neanche uno, sostenendo che non fossero capaci».
Lei crede che la Commissione parlamentare sul Covid debba valutare anche le scelte sanitarie a livello regionale e la gestione degli ospedali?
«Tutto quello che è stato fatto per le cure, a livello ospedaliero, è stato dettato dalle esigenze del momento, agendo in scienza e coscienza. Non credo assolutamente che si debba entrare nel merito delle scelte sui protocolli delle terapie. Però penso che la Commissione d’inchiesta debba andare a valutare le decisioni politiche. Com’è necessario capire perché è stato fatto un lockdown troppo lungo, perché le scuole siano rimaste chiuse per un tempo troppo eccessivo, allo stesso modo va analizzato anche il perché sono state comprate le mascherine da una parte anziché dall’altra, o per quale motivo è stato utilizzato un laboratorio anziché un altro. Molte scelte di quel periodo non avevano evidenze scientifiche».
Si spieghi meglio.
«La scuola, ad esempio. Quando a maggio del 2020 la Francia ha riaperto le scuole e noi abbiamo deciso di tenerle chiuse fino al settembre 2021, un anno e mezzo di più, quella è stata una decisione politica, presa dal premier Conte e dai ministri Speranza e Bianchi, perché non c’era un’evidenza scientifica. È giusto che la Commissione d’inchiesta valuti se sia stata corretta. Dopodiché chi l’ha presa non deve essere crocifisso, ma almeno se ne prenderà atto».