Santoro spiazza Parenzo: "Putin non è un mostro". E perde le staffe su Kiev
L'attentato terroristico di Mosca ha riaperto la partita della guerra in Ucraina e ha agitato lo spettro della terza guerra mondiale. Si indaga su quanto accaduto al Crocus City Hall e, in un rimpallo di responsabilità tra la Russia e Kiev, poco è chiaro ancora. A L'aria che tira, il programma di politica e di attualità di La7, David Parenzo ha ospitato Michele Santoro. Bisogna credere alla versione dei fatti offerta dal Paese invaso? Questo l'interrogativo lanciato sul tavolo del dibattito. "Assolutamente quello che dicono è vero? Come fai ad avere questa certezza, a sapere che quello che dicono è vero?", ha chiesto il giornalista che sta scaldando i motori per la lunga corsa verso le elezioni europee. "Tendiamo a credere di più alle democrazie che non alle dittature", l'ha bloccato subito il conduttore.
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"Allora siccome parlano le democrazie, dicono la verità. E infatti il giornalismo si sta riducendo alla descrizione di Putin come un mostro, un mentitore che dice un sacco di balle", ha replicato Santoro. "Non lo è?", l'ha punto Parenzo. "Non è un mostro e non sempre quello che dice sono balle. Descrivere Putin in questo modo è solo funzionale alla volontà di fare la guerra. Quando si vuole fare la guerra, non c'è modo migliore di dipingere il proprio nemico come mancante di qualunque tratto umano. Come si fa a dire che l'Ucraina non c'entra? In Russia esistono punti di resistenza molto forti. Ci potrebbero essere collegamenti, non lo sappiamo. Dire il contrario è sbagliato, ma dire che non c'entra assolutamente perché Zelensky ha detto questo è una balla colossale", ha continuato il giornalista.
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I toni si sono scaldati. In Ucraina "le elezioni non si fanno, gli oppositori non possono parlare perché li schiacciano in tutti i modi. Che descrizione fate dell'Ucraina? Un mondo perfetto?", ha domandato. "Avviciniamoci al nemico per un accordo. C'è un clima da terza guerra mondiale. Se non è colpa dell'Occidente, di chi è colpa? Di uno solo? Non si può fare la pace quando c'è un solo colpevole. Voi volete fare la guerra. Se ci sono gli Stati Uniti è perché prima c'erano gli indiani. Quella democrazia si regge su un'attività di dominio. È un privilegio ma non possiamo disprezzare chi sta dall’altra parte del mondo", ha concluso.