Molinari censurato e "l'istinto rosso", Capezzone smaschera la sinistra a due facce
L'ultima vittima dell'odio rosso è Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, a cui è stato impedito di parlare durante un incontro all'Università di Napoli Federico II al grido di "sionista". "A me capitò alla Sapienza, nell’ottobre 2022, partecipando a un convegno dei giovani di Azione Universitaria, che poi si svolse sotto l’assedio di qualche centinaio di estremisti di sinistra", scrive Daniele Capezzone su Libero ricordando che "nelle ore e nei giorni successivi – in una surreale inversione delle parti – a meritare la solidarietà dei media e della politica, in particolare a sinistra, furono naturalmente i facinorosi e gli aggressori, non certo gli aggrediti".
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La dinamica è nota, più che dalla violenza della contestazione dipende dall'orientamento del contestato. "Non consola – al contrario: inquieta e amareggia – il fatto che ieri a Napoli sia stato vittima di un trattamento analogo il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, che merita dunque la nostra piena e incondizionata solidarietà, esattamente come David Parenzo, a sua volta oggetto di un atto di squadrismo rosso la settimana scorsa alla Sapienza", scrive il direttore editoriale.
Il presidente Mattarella ha condannato l'episodio che ormai è un copione noto: "i gruppi di estremisti di sinistra pensano di detenere il diritto di stabilire chi sia autorizzato a parlare e chi invece non lo sia". Dalla risposta israeliana all'attacco di Hamas del 7 ottobre la situazione è peggiorata. "È l’ora di chiamare le cose con il loro nome: si tratta di comportamenti intolleranti per noi totalmente irricevibili. Non chiamateli 'fascisti', per favore: si tratta di piccoli estremisti rossi, e come tali occorre inquadrarli e qualificarli", scrive Capezzone. Non si tratta di "diritto al dissenso", che è un'altra cosa. Ma di una sorta di nuova "tecnica" di censura: non si ferma un libro ma presentazioni e dibattiti, con l'effetto che le università e altri istituti non programmeranno più eventi "a rischio" come già accade negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
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"A sinistra, per un tempo tutt’altro che breve, gli autori di queste pratiche sono stati giustificati, allevati, coccolati, vezzeggiati", ricorda il direttore. C'è il caso della professoressa Donatella Di Cesare, "che ieri ha levato alti lai per ché, durante una sua lezio ne, alcuni giovani di Forza Italia, a onor del vero in modo silenzioso e pacifico, hanno mostrato le foto di vittime delle Br, in chiara polemica con il ricordo – ambiguo ed emozionato – che la docente aveva lasciato a verbale sui suoi canali social dopo la morte di Barbara Balzerani". Insomma, "è curioso che una intellettuale di ultrasinistra, sempre ipersensibile alle idee e alle ragioni degli studenti (a patto che coincidano con le sue), stavolta abbia protestato in modo vibrante. Solita storia, solito doppio standard, solita sinistra" della morale a due facce.