Otto e mezzo, lo studio insorge contro Papa Francesco sull'Ucraina. Bordate di Mieli e Caracciolo
“Il Papa dice quello che molti pensano”, lapidario Paolo Mieli sulle parole del pontefice sull’Ucraina e l’ipotetica pace che secondo la Santa Sede dovrebbe essere chiesta da Kiev vista l’attuale situazione sul campo. Ospite di Lilli Gruber su La 7, l’ex direttore de Il Corriere della Sera e de La Stampa spiega il suo pensiero: “Gli Stati Uniti hanno i loro problemi, la Russia sta prevalendo – spiega – e l'Europa fa fatica a trovare a trovare un punto di intesa e il Pontefice dice ‘Ragazzi avete perso, quindi alzate bandiera bianca’.” Mieli stupisce tutti con una bordata a Papa Francesco inattesa: “Insomma, se vuoi una mia opinione – dice preparando il colpo – mi considero fortunato che il suo predecessore, Pio XII, non abbia detto le stesse parole nel 1940”.
"Fine all'aggressione": Ucraina, la precisazione del cardinale Parolin
L’attacco alle parole del Papa è motivato: “Nel giugno del ‘40 l'Europa continentale, tranne l’Inghilterra, era totalmente nelle mani di fascisti e dei nazisti – dice –. Per fortuna, quel pontefice esecrato adesso per essere stato troppo silenzioso con Hitler non disse ‘Ragazzi, alziamo bandiera bianca e negoziamo’”. Mieli dice di più: “La Francia lo fece, negoziò e gli diedero il regime di Vichy”. Gruber però ferma il ragionamento e chiama in causa il direttore di Limes, Lucio Caracciolo: “Questo paragone si può fare con Pio XII e il 1940?”. “Io tendo francamente un po’ a diffidarne perché ognuno recupera quello che del passato gli interessa recuperare – spiega Caracciolo – però c'è un aspetto che mi pare piuttosto rilevante delle famose dichiarazioni di Francesco”.
Fronda tedesca in Vaticano dopo la "bandiera bianca" di Bergoglio
Anche Caracciolo stava preparando il colpo: “Lui dice una cosa contraddittoria: arrendetevi e negoziate. Le due cose non stanno insieme, se ti arrendi, non puoi negoziare”. Il giornalista si spiega: “E’ vero che noi in Italia abbiamo sviluppato un'interpretazione un po’ evolutiva di che cosa sia un armistizio – dice –, l’8 settembre noi abbiamo detto che era armistizio e in realtà era una resa incondizionata”. Il riferimento alla situazione attuale: “Se tu Ucraina ti arrendi, non hai più nulla da dire. Semplicemente sei alle condizioni che ti mette Putin. Se invece come credo è possibile negoziare, ma secondo me bisogna farlo presto perché fra un anno se continua così agli ucraini non resta molto, allora forse riusciamo a salvare il salvabile”.