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Dritto e rovescio, Conte inchiodato da Del Debbio: "Siamo con le forze di polizia"

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Dopo l'informativa del ministro Piantedosi sugli scontri di Pisa, i talkshow televisivi si concentrano sulle reazioni dei politici. Se n'è parlato anche durante la puntata di Dritto e rovescio in onda il 29 febbraio su Rete4. Ospite in studio è stato il leader del M5s Giuseppe Conte che, incalzato dalle domande di Paolo Del Debbio, è stato costretto a dare ragione al ministro Piantedosi e a prendere le distanze dalla consigliera regionale che ha fatto dichiarazioni decisamente sopra le righe. «Sono assolutamente d’accordo sul fatto che non si fanno processi sommari alla polizia - ha detto Giuseppe Conte in studio parlando dell'informativa Piantedosi - Il M5s non ha attaccato le forze di polizia, c’è stata un’uscita del tutto inaccettabile di una consigliera regionale toscana che si è scusata con le forze di polizia. Noi siamo con le forze di polizia".

 

 

 

 

Poi, però, Conte non resiste e attacca ugualmente l'operato del governo Meloni. "Quello che attribuisco al governo è la responsabilità di questo clima repressivo e qui Piantedosi non dice il vero perché nel decreto sicurezza c’è una norma che qualifica come reato penale chiunque si renda responsabile in una manifestazione di dissenso politico di un blocco stradale. Prima era un illecito amministrativo», ha detto Giuseppe Conte, leader M5s, ospite a Dritto e Rovescio su Retequattro nella puntata in onda il 29 febbraio. «C’è dall’inizio un'impronta autoritaria, ideologica. Questo governo dissemina norme che creano un clima repressivo. Queste dichiarazioni pelose degli esponenti della maggioranza e anche della presidente Meloni a favore della polizia suonano strane se consideriamo che il viceministro Bignami - prosegue Conte - quello che si diverte a vestirsi da nazista nei festivi, di fronte a famiglie alluvionate dell’Emilia-Romagna che, in modo composto, volevano far sentire la loro voce per i ritardi dei loro aiuti, diede degli incompetenti alle forze di polizia perché non intervenivano a soffocare questa manifestazione di dissenso».

 

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