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Pomeriggio5, la psicologa e l'inquietante parallelismo tra Giulia Cecchettin e Desyrée Amato

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«Servirà l’esercito per fermarmi, farò una strage. Vedrai quanto posso essere cattivo». E ancora: «Sei una falsa, devi soffrire quanto ho sofferto io», «Ti farò tanto male». Sono alcuni dei messaggi che Christian Sodano ha inviato alla fidanzata Desyrée Amato, nelle settimane precedenti l’omicidio della madre e della sorella di lei, martedì scorso a Cisterna di Latina. A quanto rivela il Corriere della Sera Desiréé li aveva inoltrati a un’amica. «Ti farò tanto male, fosse l’ultima cosa che faccio. Non me ne frega più niente», scrive lui. Lei prova a farlo ragionare, a calmarlo: «Sei davvero importante per me», lo rassicura. Ma niente ha effetto su Sodano: «Non sono Dio per giudicare una persona, ma visto che Dio mi ha tolto quelle più care (i genitori, ndr) ne porterò anche io a Dio. E ne porterò molte». «Mi hai detto scegli tu e io ho scelto», prova ancora a placarlo la ragazza. «Sì e tu hai scelto. Ora ci sono le conseguenze», minaccia lui. E poi: «Tranquilla, domani mi divertirò io per bene. Ti piace farmi soffrire? Perfetto». A un certo punto lui le manda la foto dell’anello che poi lei gli restituirà il pomeriggio della strage: «Venerdì volevo darti questo, non era nulla per farmi perdonare, era per farti capire quanto sei importante e del passo che volevo fare. Ora accetta la mia decisione e basta. Anche se non la accetterai sappi che sarà così».

 

 

La psicologa Gabriella Marano è ospite a Pomeriggio5, programma di Canale 5 condotto da Myrta Merlino, e analizza la situazione alla luce di tali scambi: «Purtroppo non mi stupiscono questi messaggi, purtroppo sono gli stessi che Filippo Turetta ha scritto a Giulia Cecchettin, gli stessi che Vincenzo Paduano ha scritto a Sara Di Pietrantonio, la ragazza che è stata prima strangolata e poi bruciata a Roma su via della Magliana, dopo 3 anni in cui non l’aveva mai toccata, quando lo fa mette a fuoco mezza Roma. Lo stesso messaggio ‘Ti farò soffrire come tu hai fatto soffrire me, è colpa tua’ perché effettivamente la donna è colpevole di questo atto di insubordinazione nei confronti dell’uomo. La ragazza non aveva percepito il rischio, la donna vittima di queste vessazioni non riesce più lucidamente ad analizzare la realtà, proprio perché in lei scemano la capacità di critica e giudizio».

 

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