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Vittorio Emanuele Parsi rompe il silenzio sul coma: "Fiume melmoso, voci lontane"

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Paura per Vittorio Emanuele Parsi. Il professore ordinario di Relazioni Internazionali e Studi Strategici all’Università Cattolica, negli ultimi giorni del 2023 era stato sottoposto a un intervento al cuore all’ospedale di Treviso dopo un malore. Poi, circa un mese fa, il celebre volto di La7, ha pubblicato un aggiornamento sulle proprie condizioni di salute attraverso un messaggio sul proprio account X: "Cari e care, sto meglio", ha scritto. Ma Parsi adesso è arrivato a raccontare dell'operazione d'urgenza e del coma in un'intervista concessa al Corriere della Sera. 

 

 

"Ho sentito tre colpi sul diaframma, come fossi in apnea. Da sommozzatore sai che quando li senti devi riemergere, è l’ultimo avvertimento. Ho capito che c’era qualcosa di grave": così Vittorio Emanuele Parsi ripercorre gli attimi dell'emergenza e del terrore. Una notte in pronto soccorso a Cortina d'Ampezzo e poi il trasferimento in un altro ospedale. Quindi la notizia della dissezione dell'aorta. "Mi ha detto due cose, che ricorderò sempre. La prima: dobbiamo farle un’operazione salvavita. La seconda: può andare male. Ho potuto fare due telefonate", ha confessato il professore. 

 

 

Cosa rimane dei giorni di coma? "Uno Stige, un fiume melmoso, nero, che stava sotto i miei piedi, come Ulisse e Achille. Ricordo di avere visto le radici degli alberi da sotto, come fossi in un crepaccio. E di tanto in tanto, voci lontane", ha ammesso Parsi. Il pensiero delle figlie e della compagna l'hanno aiutato ad aggrapparsi alla vita. "È stato allora che ho materializzato nella mente quegli omini di gomma che vendevano nei ruggenti anni ‘70 e ‘80, che si lanciavano sul vetro e si appiccicavano e salivano e scendevano. Ecco, ho visto me stesso un po’ come uno di quegli omini, a risalire l’immenso crepaccio, con tutta la fatica del mondo. E quando poi sono arrivato in cima ho aperto gli occhi e ho visto Tiziana che era lì con me", ha concluso. 

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